In un momento cruciale dell’interrogatorio, Filippo Turetta ammette di aver ucciso l’ex compagna Giulia Cecchettin, confermando le sue precedenti ammissioni alla polizia in Germania.
Filippo Turetta ha ammesso di aver tolto la vita a Giulia Cecchettin.
Durante l’interrogatorio ha optato per non rispondere alle domande specifiche, preferendo invece fare una dichiarazione spontanea.
Questa ammetteva la veridicità delle dichiarazioni fatte precedentemente alla polizia tedesca, come riferito dal suo legale, Giovanni Caruso. Turetta, visibilmente scosso, ha lasciato l’aula piangendo.
Il suo difensore, Caruso, ha comunicato ai media che non presenteranno richieste di revisione del caso al Tribunale del Riesame e non cercheranno di ottenere gli arresti domiciliari per Turetta.
Non è prevista nemmeno la richiesta di una valutazione psichiatrica in questa fase del processo. Recentemente, Turetta ha ricevuto assistenza psicologica in carcere, dove ha incontrato uno psicologo, un educatore e un cappellano, sembrando in condizioni mentali stabili nonostante le circostanze.
Le indagini proseguono attivamente tra Italia e Germania. Gli esperti del Ris di Parma analizzano diversi elementi chiave: due coltelli, un guanto, tracce sull’asfalto e macchie di sangue nella macchina di Turetta.
Si esaminano anche un libro per bambini trovato vicino al corpo di Giulia e l’ipotesi che le sue mani fossero legate, attualmente smentita dagli investigatori. La definizione del capo d’accusa è ancora in evoluzione e non si limita al rapimento e all’omicidio con l’aggravante del rapporto affettivo.
Se Turetta dovesse rispondere alle domande del giudice, il pubblico ministero potrebbe integrare nuovi elementi emersi dalle indagini.
Questi includono il coltello, denaro e un guanto trovato nella macchina, nonché l’acquisto di nastro adesivo prima del crimine, che potrebbe indicare una premeditazione. Tuttavia, al momento l’accusa non contempla l’aggravante della premeditazione.