Paolo Crepet, intervistato da La Stampa, discute il caso di Filippo Turetta e consiglia alla sua famiglia di trasferirsi all’estero per sfuggire alla gogna mediatica.
Paolo Crepet, noto psichiatra, ha condiviso il suo pensiero sulla scelta dei genitori di Filippo Turetta di non incontrare il figlio dopo il suo coinvolgimento nel caso di Giulia Cecchettin.
“È una scelta comprensibile,” ha affermato Crepet, sottolineando come il gesto del figlio abbia creato una “tempesta emotiva” e un senso di disconoscimento nei genitori. Ha anche evidenziato la frase pronunciata dal padre di Turetta, interpretandola come espressione di un modello patriarcale.
Crepet ha discusso la frase del padre di Turetta, mettendola in relazione con una visione patriarcale e il rifiuto verso un figlio che non corrisponde alle aspettative. Ha poi spiegato che, in questo contesto, la morte può sembrare più gestibile di un processo legale che porta alla luce “colpe impronunciabili”.
Infine, Crepet ha suggerito alla famiglia di Filippo Turetta di considerare un trasferimento all’estero, in particolare per il benessere del fratello più giovane di Filippo, che ha 18 anni.
Sottolineando come i giovani possano essere spietati nel ricordare tragedie, Crepet ha consigliato alla famiglia Turetta di tagliare i ponti con l’Italia e trasferirsi in un paese come la Francia, dove il cognome Turetta non sarebbe immediatamente associato all’omicidio.