Filippo Turetta, in un interrogatorio di nove ore, ha confessato l’omicidio di Giulia Cecchettin, fornendo dettagli inquietanti su come è avvenuto l’evento tragico.
L’interrogatorio di Filippo Turetta, durato quasi nove ore, ha rivelato dettagli cruciali sulla notte dell’omicidio di Giulia Cecchettin. Turetta, di fronte al pm di Venezia Andrea Petroni, ha lottato tra emozioni e fatti, alternando pause e lacrime a momenti di confessione articolata.
Ha descritto la serata trascorsa insieme in un centro commerciale, il tragico momento in cui “l’ho accoltellata e l’ho vista morire” e la decisione di trasportare il corpo di Giulia al lago di Barcis.
L’aggressione di Giulia è avvenuta nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo, con il colpo mortale probabilmente inferto nel parcheggio di Fossò.
Dopo l’omicidio, Turetta ha percorso 170 km per nascondere il corpo al lago di Barcis in provincia di Pordenone, iniziando poi una fuga che lo ha portato attraverso tre stati prima dell’arresto da parte della polizia tedesca. Durante l’interrogatorio, Turetta ha espresso rimorso, dichiarando di essere “affranto, dispiaciuto per la tragedia” e di essere pronto a “affrontare le responsabilità” per i suoi atti.
Mentre gli inquirenti cercano di ricostruire gli eventi esatti di quella notte, l’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin è stata condotta a Padova.
Filippo Turetta, nel suo interrogatorio, ha tentato di spiegare il suo stato mentale, sostenendo di aver avuto un black out quando ha capito che Giulia Cecchettin era decisa a troncare la loro relazione. L’interrogatorio ha fornito risposte dettagliate, ma ancora esistono incongruenze e “non ricordo” che necessitano di ulteriori chiarimenti