Gianfilippo Mattioli, ristoratore italiano a Londra, decide di eliminare la carbonara dal menu del suo ristorante per preservarne l’autenticità, rifiutando varianti non tradizionali.
Gianfilippo Mattioli, un ristoratore romano di 52 anni a Londra, ha deciso di togliere la carbonara dal menu del suo ristorante, Bottega Prelibato.
“Ora dico basta. La mia carbonara è quella storica. Anzi, da questo momento la tolgo dal menu perché io mi rifiuto di stravolgerla,” ha dichiarato Mattioli sui social, scatenando il “Carbonara Gate”.
Le richieste dei clienti di modificare il piatto con panna, funghi o pollo lo hanno spinto a questa decisione. “Noi rispettiamo le preferenze di tutti, ma non siamo disposti a compromettere la nostra qualità e autenticità,” afferma Mattioli. Il suo chef, Christian Roncari, prepara la carbonara con ingredienti tradizionali: tuorli d’uovo, pecorino romano, guanciale e pepe nero.
La decisione di Mattioli arriva in un momento di intensa polemica in Italia sulla carbonara. Luca Cesari, storico dell’alimentazione, ha recentemente pubblicato un video seguendo la prima ricetta del piatto pubblicata nel 1954, che includeva aglio e gruviera, scatenando controversie.
Antonello Colonna, chef pluripremiato, ricorda che la ricetta tradizionale richiede guanciale tagliato a forma di mignolo e sottolinea che non si deve arrostire il guanciale, ma farlo sudare. La ricetta della carbonara è avvolta in mistero anche riguardo alle sue origini, con diverse teorie che spaziano dall’influenza della Razione K dei soldati americani alla cucina napoletana.
La carbonara è spesso soggetta a variazioni non autentiche all’estero, una situazione che Mattioli definisce “una mancanza di cultura gastronomica”. Il suo ristorante, Bottega Prelibato, prima offriva il piatto a 17,50 sterline.
L’Accademia Italiana della Cucina ha identificato numerose “offese” alla cucina italiana nel mondo, con la carbonara che spesso subisce le peggiori alterazioni. Queste modifiche, come l’aggiunta di wurstel o burro, rappresentano una deviazione dalla ricetta tradizionale e sono un esempio dell’oltraggio alla cucina italiana all’estero.