Le avvocate di Bujar Fandaj, accusato dell’omicidio di Vanessa Ballan, impugnano l’ordinanza di custodia cautelare, sollevando dubbi sull’accusa.
Le difensore di Bujar Fandaj, il kosovaro di 41 anni in carcere per l’omicidio di Vanessa Ballan, hanno impugnato l’ordinanza di custodia cautelare. Chiara Mazzocato e Daria Bissoli, le avvocate, hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, mettendo in dubbio l’impianto accusatorio della Procura.
Le legiste sostengono che l’attuale detenzione in carcere del loro assistito possa essere una misura inadeguata e da rivedere. Dopo l’interrogatorio di garanzia, avevano espresso perplessità sulla telefonata che Fandaj aveva fatto al 112, dicendo:
«Il nostro assistito è molto provato – avevano riferito al termine dell’interrogatorio di convalida, nel quale il 41enne si era avvalso della facoltà di non rispondere, le avvocate Chiara Mazzocato e Daria Bissoli – Non riesce a dormire né a mangiare. È veramente difficile instaurare una comunicazione con lui in questo momento».
Il giudice Carlo Colombo aveva convalidato l’arresto di Fandaj, facendo riferimento al pericolo di fuga, all’inquinamento probatorio e alla possibile reiterazione del reato. Il magistrato aveva anche citato una “gelosia patologica” come motivo della detenzione. Tuttavia, le avvocate hanno messo in discussione l’interpretazione della telefonata di Fandaj al 112, vista dalla Procura come una confessione.
Hanno affermato: «La Procura di Treviso ha espresso le proprie posizioni – avevano ribattuto le due legali – ma ci sono moltissimi elementi ancora da chiarire. Le indagini sono tuttora in corso e non tutto nella narrazione emersa in questi giorni corrisponde al vero».
Mazzocato e Bissoli hanno avuto dieci giorni dalla notifica dell’ordinanza per impugnarla. Non si esclude che possano far rilasciare dichiarazioni spontanee a Fandaj nei prossimi giorni. Il 41enne, finora, non ha parlato né durante l’arresto né in udienza di convalida. Dopo i funerali di Vanessa, la difesa ha deciso di procedere con le azioni legali ritenute necessarie. Il caso si sposta ora nelle aule giudiziarie.