Durante l’interrogatorio sul duplice omicidio a Cisterna di Latina, l’indagato mostra un atteggiamento freddo, fornendo dettagli scioccanti sulle sue azioni.
Nell’aula del tribunale, un silenzio glaciale avvolge l’atmosfera mentre l’indagato per il duplice omicidio di Cisterna di Latina si sottopone all’interrogatorio.
Non una lacrima, non un tremito: l’imputato mantiene un atteggiamento di fredda lucidità, rispondendo alle domande del pubblico ministero con apparente controllo della situazione. Questo comportamento, distaccato e calcolato, contrasta nettamente con la gravità delle accuse che pendono su di lui, gettando un’ombra inquietante sui tragici eventi.
L’escalation verso la tragedia viene descritta dall’imputato in termini drammatici. Il suo racconto inizia con l’intenzione di suicidarsi, motivo per cui era uscito di casa alla ricerca della pistola nell’auto. Tuttavia, l’imprevisto avvicinarsi delle due donne ha scatenato un panico cieco, spingendolo a fare fuoco. L’agghiacciante dettaglio dei colpi di grazia, sparati per evitare ulteriori sofferenze a una delle vittime, rivela una complessità emotiva sconcertante. Le indagini in corso, tra autopsia e perizie balistiche, saranno cruciali per chiarire la dinamica degli spari.
Lucio Teson, avvocato difensore, offre una narrazione che tenta di gettare luce sulle motivazioni dell’imputato, evidenziando un quadro emotivo turbolento.
Il tentativo di suicidio trasformatosi in duplice omicidio emerge come un atto di disperazione estrema, con l’indagato che si dibatte in un conflitto interiore tra il desiderio di porre fine alla propria vita e l’azione violenta compiuta sulle vittime. La telefonata allo zio, un ex carabiniere, svela il peso insostenibile del gesto compiuto: un’ammissione di colpa che precede l’inevitabile confronto con le forze dell’ordine, attendendo la giustizia sul balcone di casa.