Roberta Repetto morta a 40 Anni a per un tumore, assolto il “Santone” che la trattò con erbe e tisane. La rabbia dei familiari, “Questa non è giustizia”
La corte di appello di Genova ha assolto Paolo Bendinelli, il fondatore del centro olistico Anidra, e ridotto la pena per il medico Paolo Oneda, in relazione alla morte di Roberta Repetto, trattata con metodi alternativi.
Revisione delle condanne
La Corte di Appello di Genova ha emesso un verdetto che cambia radicalmente l’esito di un caso che ha attirato l’attenzione pubblica e mediatica.
Paolo Bendinelli, descritto come un santone e fondatore del centro olistico Anidra situato sulle alture di Genova, è stato assolto da ogni accusa relativa alla morte di Roberta Repetto. Quest’ultima, deceduta dopo aver seguito un trattamento basato su tisane ed erbe presso il centro, era stata operata in modo imprudente da un medico frequentatore del centro, Paolo Oneda, che è stato condannato a una pena ridotta rispetto al primo grado.
La situazione di Roberta, operata senza anestesia per l’asportazione di un neo e senza seguire le procedure mediche standard, ha portato a esiti tragici, aggravati dall’assenza di trattamenti medici convenzionali.
Reazioni e conseguenze
Le reazioni alla sentenza sono state miste. Mentre Bendinelli si mostrava incredulo e senza parole, la famiglia di Roberta, rappresentata da Rita Repetto, esprimeva profonda delusione e amarezza per un verdetto percepito come ingiustizia. La dichiarazione della sorella di Roberta evidenzia il dolore e la frustrazione di chi sperava in un riconoscimento pieno della responsabilità per la perdita di un caro. D’altro canto, gli avvocati difensori di Bendinelli e Oneda hanno accolto positivamente il giudizio, sottolineando la loro convinzione nella correttezza delle azioni dei loro assistiti e nell’assenza di colpevolezza per quanto riguarda la setta accusata di pratiche abusive e manipolative.
Implicazioni più ampie
Il caso solleva questioni importanti riguardanti la responsabilità medica e la pratica delle cure alternative, soprattutto quando queste ultime sostituiscono trattamenti medici convenzionali riconosciuti. La vicenda di Roberta Repetto, curata con metodi non convenzionali fino alle fasi terminali del suo melanoma, pone in rilievo i pericoli potenziali di affidarsi a trattamenti non scientificamente provati in situazioni di vita o di morte.