Una manovra finanziaria controversa che ha coinvolto l’avvocato Giacomo Olivieri, la sua famiglia e due istituti bancari, è culminata in un guadagno di sei milioni di euro senza investimenti iniziali.
Nel 2005, Giacomo Olivieri ha messo a segno un’operazione immobiliare che solleva più di un sospetto. Acquistando una masseria a Polignano con un mutuo da Unicredit per 970mila euro, l’ha poi rivenduta nel 2013 per 7 milioni a una Fondazione intitolata a sua madre, creata nel 2011. Questa vendita, resa possibile da un nuovo finanziamento ottenuto dalla Banca Popolare di Vicenza, ha generato un profitto netto di 6 milioni di euro. La valutazione “incredibilmente” alta fornita dal perito della banca ha fatto scattare l’attenzione dei pubblici ministeri della Dda di Bari, che hanno sottolineato come l’intera operazione sembri orchestrata per arricchire l’avvocato a discapito delle banche coinvolte.
La vicenda, che Olivieri stesso ha definito “scandalosa”, getta ombre non solo sulla sua integrità professionale ma anche sui controlli effettuati dalle istituzioni finanziarie coinvolte. L’acquisto iniziale della masseria, seguito dalla sua rivendita a un prezzo esorbitante grazie a valutazioni forse troppo ottimistiche, solleva interrogativi sull’etica delle operazioni immobiliari e finanziarie e sull’efficacia dei meccanismi di vigilanza bancaria. Mentre Olivieri affronta le conseguenze legali del suo operato, il caso stimola una riflessione più ampia sui meccanismi che permettono simili “mutui a rendita”, mettendo in luce la necessità di una maggiore trasparenza e di controlli più rigorosi nel settore finanziario e immobiliare.