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Mafia a Bari, indaga lady preferenze Anita Maurodinoia, attuale assessore regionale ai trasporti, “Quella paga 50-70 euro a testa…”

Inchieste a Bari rivelano corruzione elettorale e legami con la mafia attraverso intercettazioni e testimonianze di pentiti.

Corruzione e manipolazione nel processo elettorale

Le indagini “Codice Interno” e “Posto Fisso” della Procura di Bari hanno portato alla luce un ampio sistema di corruzione e scambio elettorale che coinvolge politici e figure legate alla criminalità organizzata. Una figura centrale nelle indagini è Maurodinoia, che ha ottenuto un numero significativo di voti sia nelle elezioni comunali del 2019 che nelle Regionali del 2020, nonostante non fosse residente a Bari. Le indagini si sono basate su intercettazioni e le confessioni di alcuni pentiti, avanzando con estrema riservatezza per evitare possibili fughe di notizie.

La posizione di Maurodinoia e le accuse

Nonostante i risultati ottenuti, Maurodinoia non figura tra gli indagati nelle richieste di misure cautelari avanzate a marzo 2023 dalla Dda, suggerendo un possibile filone d’inchiesta parallelo. Le intercettazioni hanno evidenziato una chiara percezione di un sistema elettorale influenzato dalla corruzione. Una dichiarazione intercettata evidenzia la problematicità di competere in tale contesto: «Comunque la Maurodinoia ha preso 6.400 voti… se si metteva (incomprensibile) ad Emiliano lo sai quanto stavano dando? Vito… 50-70 (euro, ndr) a persona… a voto… e come fai a batterli?».

Il contributo dei pentiti alle indagini

La collaborazione di Nicola De Santis, ex autista dell’Amtab e considerato l’occhio del clan Capriati della città vecchia, ha fornito nuovi dettagli sulle modalità di corruzione elettorale. De Santis, che ha deciso di collaborare con la giustizia dopo aver ricevuto l’ordine di uccidere un amico d’infanzia, ha rivelato meccanismi di veicolazione dei voti e altri aspetti dell’influenza mafiosa nelle elezioni. La sua testimonianza ha permesso di approfondire la comprensione delle pratiche corruttive, come evidenziato dalle sue parole: «Per questo – racconta lui – ho preferito lasciare il gruppo criminale».

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Lorenzo Costantino