AstraZeneca ha confermato in sede giudiziaria che il suo vaccino contro il Covid-19 può causare, seppur raramente, trombosi. Questa ammissione emerge da documenti legali presentati in un processo che vede l’azienda al centro di numerose cause legali.
Durante il processo, AstraZeneca ha ammesso che il vaccino può causare, in casi estremamente rari, una condizione seria nota come trombosi con sindrome trombocitopenica (TTS). Questa condizione è caratterizzata dalla formazione di coaguli di sangue accompagnata da un basso numero di piastrine. Nonostante l’ammissione, l’azienda sostiene che il meccanismo esatto dietro la TTS non sia completamente compreso e che questi eventi possano verificarsi indipendentemente dall’assunzione del vaccino.
La rivelazione ha potenziali implicazioni legali significative per AstraZeneca, che potrebbe dover affrontare pesanti risarcimenti se ritenuta responsabile nei tribunali. Alcuni legali stimano che, in caso di sconfitta in tribunale, l’azienda potrebbe essere tenuta a risarcire le vittime per somme che potrebbero raggiungere i 25 milioni di dollari.
In Italia, il caso di Camilla Canepa, la giovane di 18 anni deceduta nel giugno 2021 a seguito di complicazioni post-vaccinazione, ha riportato l’attenzione su questi rischi. La Procura di Genova ha recentemente concluso che Camilla aveva una “elevata probabilità di sopravvivenza” se avesse ricevuto un trattamento adeguato. Cinque medici del pronto soccorso di Lavagna sono ora sotto indagine per la gestione del caso. Camilla aveva sviluppato una forma rara di trombosi cerebrale, conosciuta come Vitt, scatenata presumibilmente dal vaccino.