Un vero caso ha scosso gli Open di Danimarca di freccette, con la giocatrice britannica Deta Hedman che si è ritirata dalla competizione rifiutandosi di giocare contro un’avversaria transgender. La decisione ha portato Hedman a uscire di scena dal torneo, dove avrebbe dovuto affrontare nei quarti di finale la giocatrice Noa-Lynn van Leuven.
Deta Hedman, 64 anni, ha chiarito la sua posizione attraverso i social media, negando che il suo forfait fosse dovuto a motivi di salute e rifiutando qualsiasi forma di risarcimento per la sua decisione. La giocatrice ha dichiarato: “Nessuna malattia falsa, ho detto che non avrei mai giocato contro un uomo in un evento femminile. Questo argomento causa molta angoscia nello sport che amo. Le persone possono essere chi vogliono nella vita, ma non credo che gli uomini nati biologicamente dovrebbero competere nello sport femminile”.
La partecipazione di Noa-Lynn van Leuven al torneo è regolata dalle politiche del CIO per le atlete transgender, che richiedono un livello di testosterone inferiore a 10 nanomoli per litro per almeno 12 mesi e che l’identità di genere sia stata mantenuta per almeno quattro anni. Queste misure sono state introdotte per cercare di bilanciare la competizione e l’inclusione nello sport, ma continuano a essere un argomento di intenso dibattito e controversia.
Il caso sollevato da Hedman mette in luce un tema che continua a dividere opinioni tra atleti, organizzatori di eventi e fan.