Un video di una famiglia senza protezioni sulla via ferrata Bepi Zac in Trentino suscita indignazione
Un video recentemente pubblicato sui social sta facendo discutere molti appassionati di montagna e non solo. Il filmato mostra una famiglia straniera composta da due genitori e due bambini piccoli, mentre affrontano la via ferrata Bepi Zac in Trentino senza alcun tipo di protezione o equipaggiamento adeguato. La via ferrata, che parte dal passo delle Selle e procede verso est lungo le cime della Catena di Costabella, è nota per la sua pericolosità, e l’assenza di attrezzature di sicurezza da parte della famiglia ha sollevato molte critiche.
Le immagini sono state catturate da un turista che ha poi condiviso il video sul gruppo Facebook “Gruppo ferrate”. L’utente ha commentato: “Erano senza imbragatura, scarpe e abbigliamento adatto”. Nei video, si vede la madre con passo incerto che accompagna il figlioletto su un tratto di roccia a strapiombo, mentre il padre cammina su una cengia esposta con in braccio una neonata, cercando di tenersi alla corda fissa. Fortunatamente, non è successo nulla di grave, ma le reazioni di condanna e sdegno sul web sono state immediate e numerose. Un utente ha scritto: “Manca il buon senso”, mentre un altro ha aggiunto: “Quando non bisognerebbe essere genitori”. Alcuni hanno persino suggerito di togliere loro la patria potestà.
Le autorità locali e gli esperti di montagna hanno espresso preoccupazione per l’episodio. Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino del Trentino, ha dichiarato al quotidiano Dolomiti: “C’è sempre di più, purtroppo, un atteggiamento a sottovalutare il rischio. Ribadiamo però ancora una volta l’importanza di valutare bene un’attività: consultare le previsioni meteo, avere l’attrezzatura per far fronte a un imprevisto e capire il livello di preparazione: non si deve avere paura o provare vergogna a rinunciare e tornare indietro, si tratta di semplice buon senso”. Anche Cristian Ferrari, presidente della Sat, ha aggiunto: “Non si può giustificare un rischio di questo tipo ma non si può nemmeno colpevolizzare, bisogna capire il contesto per cui si arriva in quelle condizioni. Queste situazioni devono stimolare tutti a compiere, se possibile, un ulteriore passo in avanti sulle informazioni”.