Allarme Pesce Scorpione: Una Nuova Minaccia per l’Ecosistema Marino del Lazio
Il granchio blu non è l’unica minaccia per l’ecosistema marino del litorale romano. Gli esperti, insieme ai pescatori, esprimono una crescente preoccupazione per il pesce scorpione o pesce leone, noto scientificamente come Pterois miles. Questo pesce, amato per i suoi colori dagli appassionati di fotografia subacquea nel Mar Rosso, era fino a poco tempo fa conosciuto solo nella parte orientale del bacino del Mediterraneo. “Ma ora si sono avuti i primi avvistamenti anche sulle coste italiane di Sicilia, Puglia e Calabria,” spiega Claudio Brinati, esperto biologo. La specie, segnalata per la prima volta in Italia nella Sicilia sud-orientale, è tra le più invasive al mondo e ha colonizzato gran parte delle coste atlantiche occidentali con imponenti impatti ecologici. Secondo le proiezioni, il pesce scorpione potrebbe essere presente sulle coste laziali entro due o tre anni, minacciando l’ecosistema mediterraneo con la sua voracità.
La presenza di specie non autoctone nel Mediterraneo è dovuta sia a fenomeni naturali che alle attività umane. Il granchio blu, presente nel Mediterraneo fin dal 1948, ha proliferato notevolmente negli ultimi anni, minacciando le popolazioni selvatiche autoctone e gli allevamenti di molluschi, specialmente nel nord adriatico e sulle coste del Lazio. La crescente presenza di specie invasive è in parte attribuita all’apertura del Canale di Suez e al riscaldamento del Mediterraneo. I dati scientifici indicano la presenza di 221 specie non tipiche nel bacino del Mediterraneo, con rischi di collasso per i nostri ecosistemi. Dal 14 al 18 ottobre 2024, a Palermo, durante il congresso della Commissione internazionale per l’esplorazione scientifica del mar Mediterraneo (Ciesm), esperti discuteranno nuove strategie per contenere questa minaccia. “Parlare oggi di questa specie potrebbe sembrare allarmistico,” conclude Brinati, “ma è essenziale che gli organi decisionali istituzionali agiscano preventivamente per contenere la possibile esplosione demografica e ridurre i rischi per i nostri ecosistemi mediterranei e le specie oggetto della pesca.”