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Kshamenk, l’orca più sola al mondo: 30 anni di prigionia in una mini vasca, per 24 ore guarda fisso il cancelletto

Kshamenk, un’orca maschio di 33 anni, vive in condizioni di isolamento e sofferenza nel parco acquatico Mundo Marino in Argentina, dopo quasi 30 anni di prigionia.

L’isolamento di Kshamenk: le immagini che indignano

Per un giorno intero, l’orca Kshamenk ha fissato il cancello metallico che separa la sua piccola vasca di cemento da quella dei tursiopi, comunemente noti come delfini.

Le immagini, diffuse dall’associazione animalista Urgentseas, sono dolorose da vedere: mostrano una creatura tra le più intelligenti e sociali della Terra, imprigionata in condizioni che minano il suo benessere e dignità. Kshamenk è stato soprannominato “l’orca più sola del mondo”, un appellativo che in passato ha colpito anche altre orche, come Kiska, morta dopo 44 anni di prigionia in Canada.

La speranza è che il destino di Kshamenk non debba necessariamente concludersi con la morte, ma che possa trovare una nuova vita in un santuario, lontano dalle mura di cemento che lo tengono prigioniero da quasi tre decenni.

La storia di Kshamenk: dalle coste dell’Argentina alla prigionia

Kshamenk fu trovato spiaggiato nel novembre 1992 su una spiaggia nella baia di Samborombon, in Argentina. Aveva circa tre anni ed era accompagnato da altri tre grandi maschi, i quali probabilmente riuscirono a tornare in mare grazie alla successiva alta marea. Kshamenk invece, fortemente disidratato e ustionato dal sole, fu recuperato e trasferito al parco acquatico Mundo Marino. Sebbene inizialmente curato, i veterinari argentini stabilirono che non era nelle condizioni per essere rimesso in libertà, condannandolo così a una vita in cattività. Dopo la morte della sua compagna Belén, spiaggiatasi in un’altra circostanza, Kshamenk è rimasto solo nella sua piccola vasca.

Le speranze per il futuro: un santuario per Kshamenk

Le immagini di Kshamenk che fissa il cancello hanno riacceso il dibattito sul suo destino. Le associazioni animaliste sperano che questa risonanza possa finalmente spingere le autorità argentine a cercare un santuario dove l’orca possa recuperare gradualmente la libertà. Il ritorno immediato nell’oceano, dopo 30 anni di cattività, potrebbe essere troppo rischioso, ma un santuario rappresenta una possibilità concreta per un nuovo inizio. Nonostante gli appelli precedenti siano caduti nel vuoto, la speranza è che questa volta si possano ottenere i fondi e la volontà necessaria per dare a Kshamenk una seconda possibilità di vita.