Forte mal di testa dopo il parto, dimessa dall’ospedale, muore giovane mamma, lascia due bimbi piccolissimi
Una giovane mamma nigeriana è deceduta poco dopo il parto. Aperta un’inchiesta per omicidio colposo contro un medico dell’ospedale di Reggio Emilia.
Il tragico epilogo dopo il parto
Il 31 luglio scorso, una donna di 36 anni di origine nigeriana ha dato alla luce la sua seconda figlia presso l’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Nonostante la gioia del parto, la situazione si è drammaticamente complicata nelle settimane successive. Il 12 agosto, la neo mamma ha accusato un forte mal di testa e si è recata al pronto soccorso dell’ospedale. Tuttavia, dopo una prima valutazione, è stata dimessa e rimandata a casa.
Due giorni dopo, il 14 agosto, la situazione è peggiorata: un nuovo, intenso mal di testa ha portato la madre della donna a chiamare l’ambulanza. Questa volta è stata ricoverata, ma le sue condizioni si sono rapidamente aggravate.
L’aggravamento delle condizioni e il decesso
Nel corso delle ore successive al ricovero, i medici hanno contattato la famiglia della donna per informarla della gravità della situazione: la giovane madre era entrata in coma e sarebbe stato necessario un intervento.
Nonostante gli sforzi, il 23 agosto è stata dichiarata la morte cerebrale, causata da un’improvvisa “emorragia subaracnoidea”.
Questo esito tragico ha lasciato la famiglia in uno stato di shock e dolore, spingendola a cercare risposte riguardo a quanto accaduto e alle possibili responsabilità mediche.
Aperta un’indagine: indagato un medico per omicidio colposo
A seguito dell’accaduto, la famiglia della donna si è rivolta all’avvocato Pina Di Credico, che ha presentato una formale denuncia. La procura di Reggio Emilia ha avviato un’inchiesta, iscrivendo nel registro degli indagati un medico dell’ospedale Santa Maria Nuova con l’accusa di omicidio colposo.
Le autorità hanno disposto il sequestro delle cartelle cliniche e della salma, sulla quale è stata effettuata l’autopsia per chiarire le cause del decesso. “Non vogliamo vendetta, ma solo capire se ciò che è accaduto poteva essere evitato”, hanno dichiarato i familiari tramite il loro legale.
Al momento, l’Ausl interpellata dall’Ansa non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alla vicenda.