Le indagini sulla morte di Pamela Di Lorenzo, colpita da un fulmine ad Alba Adriatica e deceduta dopo dieci giorni, mirano a chiarire eventuali ritardi nei primi soccorsi.
La Procura ha avviato una consulenza tecnica sul defibrillatore semiautomatico impiegato per tentare di rianimare la donna, successivamente sequestrato dagli inquirenti. La scatola nera dell’apparecchio, che registra i suoni ambientali, potrebbe fornire dettagli cruciali sulla dinamica dell’accaduto e sulla tempestività degli interventi di emergenza.
Secondo i familiari di Di Lorenzo, sarebbero trascorsi circa 30 minuti prima dell’arrivo dei sanitari rispetto alla chiamata di soccorso. Tale ritardo è stato oggetto di un esposto da parte del compagno della vittima. Inoltre, la postazione del defibrillatore era stata temporaneamente spostata a causa di lavori sul lungomare, come riportato da Il Messaggero.
L’incidente risale al 3 agosto: la 42enne stava passeggiando con un’amica lungo la spiaggia libera tra il Piccolo Chalet e i Caraibi quando un fulmine, in una giornata senza pioggia, ha colpito loro e una turista francese di 65 anni. Pamela Di Lorenzo è stata ricoverata in condizioni critiche all’Ospedale Mazzini di Teramo e, dopo 10 giorni di terapia intensiva, è deceduta. L’autopsia ha confermato che l’arresto cardiaco fatale è stato provocato dal fulmine.