Italia & Dintorni

Morta a 18 anni per un cancro non diagnosticato da sette diversi medici, l’appello dei genitori “Non deve accadere più”

I genitori di Ruby Fuller, 18enne britannica deceduta di cancro, lanciano un appello per sensibilizzare medici e famiglie sulla diagnosi precoce dei tumori giovanili.

La lotta dei genitori di Ruby Fuller

“Quello che è accaduto a nostra figlia non deve accadere mai più, i medici devono prestare maggiore attenzione ai sintomi dei ragazzi e alle preoccupazioni sollevate dai genitori” è il messaggio diffuso dai familiari di Ruby Fuller. La giovane è morta quattro anni fa a causa di un cancro dopo essere stata visitata e dimessa sette volte da sei diversi medici. Oggi la famiglia si impegna in una campagna di sensibilizzazione, in collaborazione con un’importante organizzazione benefica contro il cancro, per migliorare la consapevolezza sui sintomi della malattia e velocizzare le diagnosi in bambini e giovani.

La diagnosi tardiva e il calvario delle visite

La madre di Ruby, in un’intervista al Daily Mail, ha raccontato che ci sono volute otto visite prima di ottenere una diagnosi corretta. La giovane, che inizialmente non aveva problemi di salute e non si recava dal medico di base da anni, aveva iniziato a soffrire di un persistente dolore alla spalla nella primavera del 2019. Dopo una serie di visite e vari sintomi peggiorati, tra cui stanchezza e lividi inspiegabili, i diversi medici consultati hanno spesso attribuito la causa del malessere a stress, stanchezza o allergie. “Non è stata presa sul serio. È stata liquidata, le hanno fatto credere che si stava comportando come un’adolescente troppo ansiosa e che io ero una madre troppo ansiosa”, ha aggiunto la madre.

La diagnosi e la tragica conclusione

Dopo ripetute visite e una richiesta specifica della madre di valutare la possibilità di un cancro, la risposta è stata che Ruby era “troppo giovane” per questa patologia. Solo all’ottava visita, un medico ha indirizzato la giovane a uno specialista, che ha diagnosticato un linfoma non-Hodgkin acuto linfoblastico a cellule T allo stadio tre. Nonostante il trapianto di cellule staminali e un trattamento inizialmente efficace, a marzo 2020, a distanza di sei settimane dalla dimissione dall’ospedale, è stata diagnosticata una forma incurabile di leucemia. Ruby è morta 22 giorni dopo la nuova diagnosi.

L’appello per la sensibilizzazione

“Non sapremo mai se Ruby avrebbe potuto essere salvata se la malattia fosse stata diagnosticata prima”, hanno dichiarato i genitori, che sottolineano l’importanza di una maggiore attenzione da parte dei medici ai sintomi nei giovani pazienti. L’obiettivo della famiglia è sensibilizzare medici di base e cittadini sui segnali che non devono essere sottovalutati e promuovere una maggiore tempestività nella diagnosi delle malattie oncologiche nei ragazzi.