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Flavio Briatore a “Questioni di Stile”, “Mio figlio? Mi auguro che sia come me, potrebbe fare il filosofo”

Durante l’intervista con l’ex moglie Elisabetta Gregoraci nel programma Questioni di Stile su Rai2, l’imprenditore Flavio Briatore ha raccontato la sua visione sull’educazione del figlio quattordicenne e sulle scuole del futuro.

L’infanzia e l’educazione di Briatore

Ripercorrendo la sua gioventù, Briatore ha parlato di come abbia sempre assunto ruoli di leadership: “A scuola ero capoclasse. Organizzavo le cose, anche quando lavoravo d’estate nei campi. Tornassi indietro, farei tutto diverso” ha ammesso, sottolineando l’importanza dell’esperienza.

Briatore ha poi riflettuto sul futuro del figlio, ora studente in un collegio svizzero di prestigio. “La cosa di cui vado più fiero è mio figlio, dargli un’educazione. Per lui mi auguro sia una persona onesta, che sappia di essere privilegiato. Potrebbe fare anche il filosofo, lo scrittore… Deve fare le cose che si sente di fare” ha affermato, ricordando di non aver mai imposto al figlio un percorso specifico, se non quello del collegio.

In passato, Briatore aveva espresso dubbi sull’utilità dell’università per il figlio, preferendo introdurlo direttamente nel mondo del lavoro: “Mio figlio non andrà all’università, lo porterò a fare il mio lavoro. Se non lo vuole fare, va fuori casa”, aveva dichiarato. Sembrerebbe, tuttavia, che abbia poi modificato la sua posizione, optando per lasciare il figlio libero di scegliere.

Le critiche al sistema educativo e alla scuola del futuro

Briatore ha anche espresso critiche verso alcuni aspetti dell’educazione scolastica italiana, condividendo un episodio legato a una lezione di Pirandello. “Mio figlio fa una scuola internazionale a Montecarlo, principalmente in inglese. Ho criticato la professoressa d’italiano che voleva far studiare Pirandello, spiegando che per loro l’italiano è una terza lingua”.

Briatore ha poi delineato la sua idea di una scuola innovativa, con un ruolo importante del Governo nell’investire in istruzione, lingue straniere e tecnologie. “La scuola deve preparare i ragazzi per il futuro e per farlo bisogna partire dagli insegnanti, che vanno prima formati sulle nuove tecnologie e competenze richieste” ha concluso.