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Coppa Davis, il commento al vetriolo di Nicola Pietrangeli sulla vittoria dell’Italia, “Non abbiamo battuto chissà quale avversario”

La leggenda del tennis azzurro, Nicola Pietrangeli, ha commentato il recente successo della Nazionale italiana in Coppa Davis, confrontandolo con le sue esperienze del passato.

L’emozione per il successo italiano

Nicola Pietrangeli, storico capitano della Nazionale italiana vincitrice della prima Coppa Davis nel 1976 contro il Cile, ha espresso emozione nel vedere gli Azzurri conquistare il titolo. Tuttavia, non ha esitato a esprimere alcune riserve: “È stata una bella emozione, ma non è che abbiano battuto chissà quale avversario. Mi aspettavo un percorso diverso dagli Stati Uniti. L’unico vero ostacolo è stato l’Argentina, per quella battuta d’arresto iniziale.”

Pietrangeli ha poi elogiato Jannik Sinner, definendolo un punto di forza imprescindibile per la squadra: “Quando sai già di partire con un punto di vantaggio, giochi con più tranquillità.” Sul contributo di Matteo Berrettini, Pietrangeli ha ammesso: “Le sue due partite sono state bruttissime ma bellissime per il risultato, che è ciò che conta nella Davis. Lo spettacolo lasciamolo agli altri tornei.”

Il confronto tra passato e presente

Alla domanda su quale squadra sia più forte, quella attuale o quella delle quattro finali in cinque anni della sua epoca, Pietrangeli ha risposto con diplomazia: “Non mi faccia domande così cattive. Sono due squadre diverse, entrambe forti. Ora si gioca con i cannoni, noi giocavamo con le mitragliatrici. È tutto troppo veloce, non hai il tempo di pensare al colpo: l’istinto è tutto.”

Ha poi sottolineato come il tennis moderno sia cambiato radicalmente, anche a causa della tecnologia: “Le racchette di oggi sono un altro mondo. Non so nemmeno che cosa avrei potuto fare io se giocassi adesso.”

Una squadra di bravi ragazzi

Pietrangeli ha osservato che la squadra attuale sembra “più docile” rispetto ai suoi tempi: “Ai miei tempi sembrava che comandassi, ma forse non era nemmeno così. Sono epoche diverse, fatte di mentalità e strumenti diversi.” Un riconoscimento all’evoluzione del gioco, ma con un pizzico di nostalgia per il passato.

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Francesco Paolo Antonicelli