Con dicembre arrivano quindici giorni lavorativi e altrettanti scioperi annunciati. Landini rilancia con un nuovo sciopero generale, tra critiche e polemiche.
Il mese di dicembre si apre con un calendario già segnato da quindici scioperi, uno per ogni giorno lavorativo, inclusa la giornata di lunedì 23, antivigilia di Natale. La data più rilevante sarà quella di venerdì 13, quando il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha convocato un nuovo sciopero generale a distanza di due settimane dall’ultimo.
Nel settore aereo, tredici agitazioni sono già state annunciate, con il culmine previsto per domenica 15. Nel trasporto merci, lo stop è previsto per lunedì 9. Questa ondata di scioperi prenatalizi mira a manifestare il dissenso verso la manovra economica del governo, ma sta sollevando critiche non solo dal centrodestra ma anche da voci interne alla sinistra.
Il precedente sciopero generale ha visto un’adesione media del 7%, con punte minime dell’1-2% nella scuola e nella sanità, settori storicamente roccaforti della CGIL. Nonostante ciò, Landini ha dichiarato l’iniziativa un successo, rilanciando immediatamente con una nuova mobilitazione per mantenere alta l’attenzione e la pressione sul governo.
Questa strategia del “rilancio”, spesso usata in politica e negoziazione, viene criticata come un tentativo di mascherare la scarsa efficacia delle azioni sindacali recenti. Italo Bocchino, in un commento, ha definito questa dinamica come una “lotta per la sopravvivenza”, accusando Landini di mancare risultati tangibili per il mondo del lavoro e di ricorrere a toni politici anziché sindacali.
Landini ha posto nel mirino una manovra economica che ha portato significativi interventi sul taglio del cuneo fiscale e sulla fiscalizzazione degli oneri sociali, temi che la CGIL stessa aveva sostenuto. Tuttavia, l’azione sindacale sembra sempre più orientata a creare disservizi e tensioni per mettere in difficoltà il governo, come evidenziato dagli scontri interni alla sinistra.
Anche all’interno della sinistra, Elly Schlein si trova costretta a manifestare accanto a Landini per evitare ulteriori divisioni. Tuttavia, l’azione della CGIL non manca di mettere in evidenza la difficoltà del Partito Democratico nel rappresentare i lavoratori in un contesto politico sempre più polarizzato.
Con il mandato che terminerà tra tre anni e non sarà rinnovabile, Landini sembra sempre più orientato a cercare un ruolo nella politica attiva, come accaduto ai suoi predecessori. Le elezioni politiche, previste in coincidenza con la fine del suo mandato, potrebbero rappresentare un’occasione di transizione.
Nel frattempo, la CGIL affronta il rischio di una perdita di rilevanza, aggravato dalla spaccatura dell’unità sindacale e dalla percezione di inefficacia delle sue azioni. Resta da vedere se la nuova ondata di scioperi prenatalizi riuscirà a ottenere risultati concreti o si limiterà a evidenziare ulteriormente la crisi di rappresentanza del sindacato.