Scontro acceso a Dimartedì: Calenda contro Storace, “Non mi fai impressione, Datte na calmata”
Tensione alta durante il talk show di La7 condotto da Giovanni Floris: protagonisti Carlo Calenda, Francesco Storace e Italo Bocchino, con botta e risposta al vetriolo.
Scontro Calenda-Storace: accuse e risposte al vetriolo
Durante l’ultima puntata di Dimartedì, il confronto tra Carlo Calenda, leader di Azione, e Francesco Storace, ex ministro della Salute, è degenerato rapidamente in un acceso scambio di battute. Storace ha criticato i giudizi di Calenda sui leader di governo, accusandolo di eccessiva severità: “Non si può dire sempre di tutto sugli altri leader politici, sennò diventano smargiassate”.
Calenda, visibilmente irritato, ha replicato attaccando il governo sulla gestione di settori chiave, come l’automotive, e in particolare il ministro Adolfo Urso: “Va cacciato, va preso a pedate. Ha preso in giro i lavoratori italiani”.
Storace ha risposto con ironia e critiche pungenti: “Non è il mestiere tuo il centro sociale, lascialo fare a Landini”. Calenda ha ribattuto accusando Storace di non criticare mai la destra: “Non ti ho mai sentito una volta dire che uno di destra ha sbagliato”.
La discussione si è chiusa in maniera poco diplomatica, con Calenda che ha definito l’atteggiamento di Storace “da bulletto fascista”.
Bocchino e Landini al centro del dibattito
Il dibattito si è poi spostato su Maurizio Landini, segretario della Cgil, con Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia, che ha accusato Landini di fomentare tensioni sociali con dichiarazioni poco responsabili. Calenda si è distanziato dalle posizioni di Landini, pur criticandone le modalità di protesta: “La rivolta sociale non vuol dire niente, sono espressioni vuote”.
Clima infuocato tra politica e talk show
La serata a Dimartedì ha messo in evidenza non solo le divisioni tra destra e sinistra, ma anche le difficoltà di un dialogo costruttivo tra leader politici. Gli scontri, a tratti personali, hanno polarizzato l’attenzione del pubblico e reso il dibattito particolarmente acceso, con posizioni difficilmente conciliabili.
Le tensioni emerse nel programma riflettono lo stato del confronto politico italiano, dove i toni spesso superano i contenuti, lasciando in secondo piano le questioni centrali per il Paese.