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Palamara: “L’immigrazione? Un connubio tra certe toghe e una certa politica”

Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, denuncia l’influenza politica di alcune correnti della magistratura sul tema dell’immigrazione, generando confusione tra i cittadini.

L’accusa di Palamara sul legame tra magistratura e politica

Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, ha sollevato polemiche con le sue dichiarazioni sulla presunta commistione tra alcune correnti della magistratura e una parte della politica sul tema dell’immigrazione. Intervistato dal Tempo, Palamara ha spiegato che “esiste una parte della magistratura che, ritenendo che il giudice debba avere un ruolo attivo nella società, finisce inevitabilmente per politicizzarne la figura, facendolo entrare in contatto con il mondo politico di riferimento, in questo caso rappresentato dalla sinistra giudiziaria”.

Questa affermazione arriva in un contesto particolarmente acceso, dopo che i giudici di Roma hanno annullato la trattenuta dei migranti in Albania, un provvedimento previsto dal protocollo siglato tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama. Secondo Palamara, questo episodio rappresenta solo uno dei casi in cui la magistratura si sarebbe spinta a interpretazioni che sconfinano nella politica attiva.

L’origine della politicizzazione e la percezione pubblica

Per Palamara, la radice di questa situazione risale agli anni ’60, quando nacquero le correnti all’interno della magistratura. “A partire dalla metà degli anni ’60, periodo nel quale nascono le correnti, la magistratura ha deciso di darsi una organizzazione politica. Tale scelta, supportata dal collateralismo delle correnti di sinistra con l’allora Partito Comunista, ha favorito l’idea che il giudice potesse allo stesso tempo esercitare la giurisdizione e contestualmente essere un soggetto attivo nel dibattito politico”.

Questa evoluzione, ha sottolineato, crea confusione nei cittadini: “È naturale che i cittadini finiscano per domandarsi se i giudici in questa materia vogliano sostituirsi al governo e al parlamento così come previsto dalla nostra Carta Costituzionale. Ma è altrettanto doveroso dire che non tutti i magistrati si riconoscono nella politicizzazione del giudice”.

Le parole di Palamara gettano una nuova luce su un tema divisivo come quello dell’immigrazione, evidenziando il delicato equilibrio tra giurisdizione e politica, e alimentano il dibattito sull’autonomia della magistratura rispetto al potere politico