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Il dramma di Marco Magrin: morte di freddo in un garage dopo lo sfratto, a cacciarlo di cada è stato un attivista anti-sfratti

La vicenda di Marco Magrin, 53enne morto di freddo in un garage a Treviso, apre un dibattito sull’ipocrisia delle politiche abitative e sul ruolo degli attivisti.

Una morte che scuote Treviso

Sabato scorso, il corpo senza vita di Marco Magrin è stato trovato in un garage nel sobborgo di Monigo, a Treviso. Marco, un uomo di 53 anni, aveva perso la sua abitazione circa un mese prima e si era rifugiato nel garage, privo di riscaldamento, per sfuggire al freddo. La sua tragica fine ha acceso i riflettori su una situazione di disagio e povertà estrema, aggravata dall’indifferenza sociale.

Marco lavorava in un’azienda alimentare, ma il suo stipendio non bastava a coprire l’affitto. Costretto a lasciare l’appartamento dove viveva, aveva trovato riparo nel garage, dove, secondo i soccorritori, il freddo e le difficili condizioni di vita hanno aggravato i suoi problemi di salute, portandolo alla morte.

Il paradosso: l’attivista per il diritto alla casa

La vicenda ha suscitato polemiche per il coinvolgimento del proprietario dell’abitazione da cui Marco era stato sfrattato: Andrea Berta, noto attivista dell’associazione Caminantes. La casa è un diritto e del centro sociale Django. Proprio Berta, in prima linea nelle battaglie contro gli sfratti, avrebbe cambiato le serrature dell’appartamento lasciato da Marco, senza preoccuparsi di dove fosse andato a vivere.

L’avvocato di Berta, Antonella Maria Tocchetto, ha spiegato che il suo assistito non era a conoscenza delle condizioni di Marco. “Non sapeva che Magrin fosse uscito di casa e dove vivesse, ma sapeva della morosità”, ha dichiarato. Tuttavia, questa giustificazione non ha placato le critiche.

Le reazioni e il dibattito politico

La morte di Marco ha generato un’ondata di indignazione, con dure accuse contro l’ipocrisia di alcuni attivisti per il diritto alla casa. Il vicepresidente del Senato, Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia, ha dichiarato: “Gli stessi che protestano contro gli sfratti sfrattano chiunque se si tratta delle loro proprietà. Marco Magrin è stato vittima di questa sinistra ipocrita”.

Dal canto suo, il centro sociale Django ha pubblicato un post sui social attaccando le istituzioni e attribuendo loro la responsabilità della tragedia: “I colpevoli siete voi, vergognatevi miserabili”.

Una riflessione sulle politiche abitative

Il caso di Marco Magrin evidenzia le contraddizioni e le difficoltà nel gestire il diritto alla casa in Italia. Mentre attivisti e politici si scontrano, la mancanza di politiche abitative adeguate continua a lasciare molte persone in condizioni di estrema vulnerabilità.

Questa vicenda è un tragico promemoria della necessità di interventi strutturali per affrontare il problema abitativo, superando le retoriche e le ipocrisie che troppo spesso caratterizzano il dibattito pubblico.