Tra le modifiche alla manovra 2025, spunta l’aumento degli stipendi per ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari. Polemiche da opposizioni e cittadini.
Tra i nuovi emendamenti presentati alla legge di Bilancio, una proposta prevede l’equiparazione degli stipendi dei ministri non eletti a quelli dei parlamentari. La misura, che coinvolge anche viceministri e sottosegretari, punta a garantire ai membri del governo privi di mandato parlamentare lo stesso trattamento economico complessivo dei senatori e deputati. Attualmente, i ministri non eletti ricevono solo un’indennità, ma con l’approvazione della norma, si aggiungerebbero altre voci di retribuzione, come la diaria e i rimborsi spese.
L’impatto economico della misura è stato stimato in 1,3 milioni di euro all’anno a partire dal 2025. La proposta si affianca ad altre modifiche, come la cosiddetta norma anti-Renzi, che vieta ai membri del governo e del Parlamento di percepire compensi da Stati esteri.
Il provvedimento ha generato immediate reazioni. Orazio Schillaci, ministro della Salute e potenziale beneficiario della norma, ha commentato: “Apprendo ora dell’emendamento. Sarà il Parlamento a decidere. Non ho mai fatto scelte per motivi economici e continuerò a lavorare per passione, non per guadagno”.
Dure critiche sono arrivate dai partiti di opposizione. Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, ha scritto su X: “Mentre gli italiani faticano a vivere dignitosamente, il governo pensa ad aumentare gli stipendi ai ministri. È una vergogna!”. Sulla stessa linea il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha definito la proposta “un insulto” alla luce del rifiuto da parte della maggioranza di approvare emendamenti per aumentare le pensioni minime o introdurre il salario minimo legale.
Anche il Partito Democratico ha espresso la sua contrarietà. Ubaldo Pagano, capogruppo PD in commissione Bilancio della Camera, ha dichiarato: “Mentre il Paese soffre, il governo investe risorse pubbliche per aumentare gli stipendi dei ministri. Una scelta inaccettabile e incomprensibile”.
L’emendamento ha alimentato il malcontento tra i cittadini, già provati da una crisi economica che rende difficoltoso arrivare alla fine del mese. La percezione diffusa è che il governo stia privilegiando i propri interessi rispetto alle reali esigenze della popolazione. In un contesto di crescenti disuguaglianze, la proposta rischia di acutizzare ulteriormente le tensioni sociali.