Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari, interviene a PiazzaPulita sul caso di Ramy, il 19enne deceduto durante un inseguimento dei carabinieri a Milano, sollevando forti polemiche.
Ospite della trasmissione PiazzaPulita, condotta da Corrado Formigli su La7, Tomaso Montanari ha espresso la sua opinione sul tragico caso di Ramy, morto il 24 novembre scorso a Milano. Durante la trasmissione sono state mostrate le immagini relative all’inseguimento in cui il giovane, a bordo di uno scooter guidato da un amico, ha perso la vita. Le indagini, che includono l’acquisizione di video e audio, non escludono lo scenario di uno speronamento volontario da parte delle forze dell’ordine.
“Queste immagini sono agghiaccianti,” ha dichiarato Montanari, aggiungendo: “Si parla tanto di patria. Mi chiedo se la patria, nella sua accezione migliore, non sia rappresentata dalla casa dei genitori di Ramy, così pieni di dignità e così profondamente italiani.” Montanari ha poi aggiunto una riflessione personale che ha suscitato ampio dibattito: “A mio figlio non sarebbe successo, perché bianco e integrato.”
Nel corso del suo intervento, Montanari ha spostato l’attenzione anche sulle politiche governative, criticando aspramente il decreto Sicurezza. Secondo il rettore, “la maggioranza propone di peggiorare una norma già terribile introdotta da Matteo Salvini durante il governo Conte 1, rendendo la cittadinanza revocabile per gravi reati.” Una misura che, a suo avviso, alimenterebbe un senso di esclusione tra gli italiani di seconda generazione. “Questo introduce una società di tipo spartano, con persone di serie B,” ha affermato Montanari.
A conclusione del suo intervento, lo storico dell’arte ha denunciato il rischio di una visione disumanizzante: “Queste vite che si possono schiacciare contro un muro, sono vite di serie B?”
Le parole di Montanari hanno alimentato un vivace dibattito sia nello studio televisivo che sui social. Da una parte, alcuni sostengono le sue critiche al governo e alle forze dell’ordine, accusate di un approccio discriminatorio. Dall’altra, molti sottolineano che durante un inseguimento è improbabile che i carabinieri possano identificare la nazionalità o il colore della pelle delle persone coinvolte, rendendo certe affermazioni potenzialmente pregiudizievoli.
Mentre le indagini sul caso di Ramy proseguono, resta alta l’attenzione sull’impatto sociale e politico di questa tragedia. Le dichiarazioni di Montanari segnano un punto di partenza per ulteriori riflessioni sul tema dell’integrazione e dei diritti delle seconde generazioni in Italia.