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Caso Almasri, avviso di garanzia per Giorgia Meloni, i big di Fratelli d’Italia, “Ci vogliono far arrivare al 40%”

L’inchiesta sul rimpatrio di Almasri scuote il governo: Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi indagati. Centrodestra compatto: “Giustizia a orologeria”. Le opposizioni: “Si balla, andremo fino in fondo”.

La notizia che agita il governo

L’avviso di garanzia per Giorgia Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è arrivato poco prima dell’inizio della riunione del Consiglio dei ministri.

A renderlo pubblico è stata proprio la premier, che ha annunciato la vicenda con un messaggio chiaro:
“Non mi faccio intimidire, non sono ricattabile, avanti senza paura”.

Lo scontro politico: centrodestra all’attacco

Le reazioni della maggioranza non si sono fatte attendere. Il centrodestra ha fatto quadrato attorno alla premier, parlando apertamente di un tentativo della magistratura di colpire il governo.

Il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha dichiarato:
“Difendo la separazione dei poteri e condanno scelte che suonano come una ripicca per la riforma della giustizia.”

Duro anche Matteo Salvini, che ha attaccato il procuratore Francesco Lo Voi, lo stesso che lo indagò per sequestro di persona nel caso Open Arms:
“Vergogna, vergogna, vergogna! Riforma della giustizia subito!”

Nel centrodestra si fa anche riferimento al precedente del 1994, quando Silvio Berlusconi ricevette un avviso di garanzia durante il G7 di Napoli, evento che segnò profondamente la sua parabola politica. Un parallelo che però Antonio Di Pietro, ex magistrato di Mani Pulite, respinge: “Non c’azzecca niente”.

Le opposizioni attaccano: “Andremo fino in fondo”

Dall’altra parte, Partito Democratico, M5S e AVS hanno accolto la notizia con entusiasmo, annunciando battaglia:
“Si balla, andremo fino in fondo”, promettono.

L’avvocato Luigi Li Gotti, che ha presentato l’esposto alla magistratura, ha motivato la sua denuncia con parole dure:
“Non mi andava di essere preso in giro, perché ritenevo gravissimo che venisse scarcerato un uomo accusato di essere un boia.”

Giustizia a orologeria o atto dovuto?

L’Associazione Nazionale Magistrati ha difeso l’inchiesta, spiegando che l’avviso di garanzia è un atto dovuto. Ma la maggioranza non ci sta e parla di un colpo di coda della magistratura per contrastare la riforma della giustizia e la separazione delle carriere, tema su cui il governo sta portando avanti un disegno di legge attualmente in discussione in Senato.

Un dirigente di Fratelli d’Italia commenta:
“Ci vogliono far arrivare al 40%”, lasciando intendere che questo attacco potrebbe rafforzare il consenso del governo anziché indebolirlo.

Un caso destinato a infiammare il dibattito politico

L’inchiesta sul rimpatrio di Almasri rischia di diventare uno dei temi centrali del confronto politico nelle prossime settimane, con un centrodestra determinato a difendere la propria posizione e un’opposizione pronta a sfruttare il caso per mettere in difficoltà il governo.

Se da un lato il centrodestra punta a usare questa vicenda per accelerare la riforma della giustizia, dall’altro le opposizioni cercano di trasformarla in un nuovo caso politico che possa incrinare l’unità dell’esecutivo.

La battaglia è appena cominciata.