Rapito a cinque mesi, ritrovato dopo 16 anni: il caso di Sebastiano Notarnicola
Sebastiano Notarnicola, oggi 47 anni, è stato rapito all’età di cinque mesi da una donna che non riusciva ad avere figli. Dopo un’infanzia trascorsa con una coppia che lo aveva nascosto al mondo, Sebastiano ha finalmente riabbracciato i suoi genitori biologici all’età di 16 anni, scoprendo la verità sulla sua identità e sulla sua origine.
Il rapimento e la vita con una falsa famiglia
Il 20 aprile 1978, Annamaria Desiati, madre biologica di Sebastiano, ricevette una risposta a un annuncio che aveva pubblicato su un quotidiano. Una donna, presentatasi come assistente sociale, le propose di prendersi cura del neonato e di portarlo a fare shopping per dei vestiti. Affidandosi alla sua fiducia, Annamaria lasciò Sebastiano con quella donna, ma poco dopo si accorse che qualcosa non andava. Non vedendoli tornare, cominciò a cercare senza successo la coppia che le aveva preso il bambino. Sebastiano fu rapito e portato via da quella donna, che non poteva avere figli e desiderava un bambino da dare in adozione al marito. La donna creò per lui una nuova identità: lo chiamò Hermann, e lo tenne nascosto in una casa in Valsassina, provincia di Lecco, lontano da ogni possibile contatto con il mondo esterno.
Il ritorno alla realtà e la scoperta della verità
Dopo dieci anni di vita isolata, Sebastiano fu messo in collegio, e fu proprio qui che la verità emerse. In uno degli istituti che frequentò, una foto di lui venne pubblicata su un giornale distribuito nelle parrocchie. La cugina di Giovanni Notarnicola, padre biologico di Sebastiano, riconobbe immediatamente il ragazzo, notando una forte somiglianza con il suo nipote di Milano. La cugina avvisò i genitori, che ripresero le indagini per ritrovare il figlio scomparso. Dopo un incontro con il direttore del collegio, Sebastiano scoprì che la famiglia con cui era cresciuto non era la sua. Nonostante fosse consapevole della sua origine, Sebastiano rimase ancora per diverso tempo in affidamento. Solo a 16 anni, dopo vari tentativi, Sebastiano incontrò finalmente i suoi genitori biologici, Annamaria e Giovanni. L’incontro con sua madre fu emotivo e segnato dalle lacrime, ma Sebastiano riconobbe che, purtroppo, il legame materno non si era mai consolidato a causa della sua crescita con un’altra famiglia.
L’incontro con la sua famiglia biologica
L’incontro di Sebastiano con sua madre fu carico di emozione. Annamaria Desiati ricordò con commozione: “Quando l’ho visto, ho pianto, ero felicissima, ma sapevo che per lui non era lo stesso. Lui aveva ormai vissuto un’infanzia con un’altra famiglia e non mi considerava la sua mamma”. Sebastiano, pur essendo felice di aver ritrovato i suoi genitori biologici, spiegò che non era riuscito a costruire un legame profondo con loro, a causa della sua lunga separazione. Sebastiano, che aveva vissuto come Hermann, disse di sentirsi ancora legato a quel nome, che rappresentava l’infanzia che aveva avuto prima di entrare in collegio, un periodo che ricordava come uno dei più sereni della sua vita.
Un lungo percorso di ricerca e separazione
Il caso di Sebastiano è simile a quello di tanti bambini rapiti, ma con un finale differente. Sebastiano ha spiegato che, a differenza di altri, la sua famiglia ha dovuto aspettare 12 anni per avere notizie su di lui e 18 anni per poterlo riabbracciare. Questo è stato un lungo e doloroso percorso di ricerca e attesa. Sebastiano ha raccontato anche di aver incontrato in seguito la coppia che lo aveva rapito, ma ormai si sentiva troppo cambiato per considerare di tornare a vivere con loro. Nonostante il legame iniziale, Sebastiano scelse di vivere con la sua famiglia biologica, pur mantenendo una certa distanza. “Alla fine, ho deciso di stare con loro, ma non sotto lo stesso tetto”, ha spiegato.
Sebastiano e Annamaria si trovano ora a confrontarsi con un passato doloroso, ma anche con la speranza che la famiglia possa finalmente ricostruirsi, anche se con una dinamica diversa da quella immaginata inizialmente. Sebastiano, oggi, continua a cercare la sua strada, consapevole che il suo percorso è stato segnato da un’infanzia che non potrà mai più essere cambiata.