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Pandoro, le intercettazioni dell’ex manager di Chiara Ferragni: “Ragazzi non andate in ufficio, sta arrivando la finanza”

I messaggi inviati dall’ex manager di Chiara Ferragni, Fabio Damato, rivelano tentativi di evitare che i collaboratori si recassero in ufficio durante le perquisizioni della Guardia di Finanza. Le indagini riguardano una presunta truffa legata alla vendita del pandoro “griffato” Ferragni.

Il messaggio del manager e le perquisizioni

Nel gennaio 2024, le forze dell’ordine hanno dato il via a un’operazione nei confronti delle società legate a Chiara Ferragni, in particolare le sue aziende TBS Crew e Fenice, con sede a Milano. I messaggi di Fabio Damato, ex manager della Ferragni, inviati tramite WhatsApp ai collaboratori dell’influencer, hanno fatto emergere l’intenzione di evitare che il personale si presentasse al lavoro durante l’arrivo della Guardia di Finanza. In uno dei messaggi, si legge: “Fabio mi ha chiesto di avvisarvi di non andare in ufficio in TBS, sia noi dell’ufficio sia chi aveva meeting con lui. C’è la Guardia di finanza e stanno interrogando parte del team.” Un altro messaggio avvertiva: “Ragazzi, anche chi sta andando in Fenice non andate in ufficio, sono arrivati anche lì”.

Questi avvisi si inseriscono in un contesto legato all’inchiesta che vede coinvolti Chiara Ferragni e Fabio Damato, accusati di truffa aggravata. Il caso si collega a una presunta frode riguardante le vendite del pandoro Ferragni e la pubblicità ingannevole sulla destinazione delle donazioni raccolte tramite il prodotto natalizio. L’operazione investigativa ha preso avvio dalle segnalazioni dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dalle denunce relative alla pubblicità ingannevole.

Le indagini e le accuse

La Guardia di Finanza ha recuperato documentazione fondamentale riguardo all’operazione di marketing del pandoro “Chiara Ferragni”. Secondo le accuse, le vendite del pandoro rosa avrebbero dovuto contribuire a una donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino, ma l’inchiesta ha fatto emergere che la somma di 50.000 euro destinata all’ospedale era già stata versata dalla società Balocco, produttrice del pandoro, e non come parte di un’ulteriore raccolta fondi. Di fatto, secondo l’Autorità Antitrust, il messaggio trasmesso ai consumatori sarebbe stato fuorviante, tanto da portare a una multa per Ferragni superiore al milione di euro, cifra che si somma alle donazioni che l’influencer ha successivamente fatto all’associazione I Bambini delle Fate e all’ospedale torinese.

Inoltre, nell’ambito dell’inchiesta sono emersi scambi di email fra lo staff di Ferragni e la società Balocco, che evidenziano preoccupazioni sulla trasparenza della comunicazione pubblicitaria. Un dipendente di Ferragni aveva scritto: “Ho rivisto il comunicato in qualche punto, te lo rimando in allegato”, mentre il riscontro da parte di Balocco riguardava una gestione accurata della comunicazione per evitare implicazioni legali per pubblicità ingannevole. Le parole dell’amministratrice delegata della Balocco, Alessandra Balocco, hanno poi sollevato dubbi sull’effettiva trasparenza delle dichiarazioni relative alla destinazione delle donazioni, con riferimenti al fatto che “si attribuiscono meriti che non hanno.”

Le indagini continuano, e l’attenzione è ora rivolta anche ad altri aspetti dell’operazione commerciale, che coinvolge altre figure come Francesco Cannillo, rappresentante di Dolci Preziosi.