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Il pensiero degli europarlamentari del Pd, “Meloni è imbattibile, Schlein non può farcela”

La scena politica italiana è segnata da un acceso contrasto tra il governo Meloni e il Partito Democratico (Pd), con il dibattito che si intensifica ogni giorno. Mentre Giorgia Meloni affronta difficoltà legali, come l’indagine a suo carico, i riformisti del Pd si confrontano con una serie di sfide interne. Elly Schlein, segretaria del Pd, sembra trovarsi in una posizione difficile, con alcuni membri del suo partito che riconoscono il talento politico della premier, ma sono costretti a sostenere la loro leader per questioni strategiche interne.

La crescente ammirazione per Meloni tra i riformisti del Pd

Lontano dai riflettori, alcuni europarlamentari del Pd riconoscono apertamente le capacità politiche di Meloni, definendola un “statista”. La frase circolante nei corridoi di Bruxelles è chiara: “Meloni si sta muovendo da statista, ha compiuto un capolavoro liberando Cecilia Sala” – un riferimento alla sua gestione delle relazioni internazionali e la sua capacità di affrontare sfide complesse. Tuttavia, mentre alcuni membri del Pd apprezzano il suo stile, sono costretti a fare buon viso a cattivo gioco e ad appoggiare Schlein, soprattutto in vista del congresso, che rimane l’ultima speranza di cambiamento per una parte del partito.

Le divisioni interne: il caso del “Salva Milano” e le accuse di sabotaggio

Il Pd sta vivendo una fase di confusione e divisione interna, evidenziata da alcune recenti scelte politiche. L’assemblea dei gruppi ha discusso sul ddl sulla partecipazione dei lavoratori, con una certa incoerenza tra la posizione alla Camera e quella al Senato, dove i membri del partito hanno espresso opinioni contrastanti. L’incertezza è palpabile, e il partito si ritrova a rispondere anche alle critiche su alcuni provvedimenti, come il “Salva Milano”, che ha sollevato opinioni discordanti tra i membri della segreteria.

Il malessere cresce anche tra i riformisti del Pd, che vedono le dichiarazioni di Franceschini sul “marciare divisi per battere la destra” come una mossa controproducente, contribuendo a minare ulteriormente la coesione del partito. La segretaria Schlein si è detta delusa dalla gestione della comunicazione e dalla copertura mediatica, in particolare riguardo agli eventi religiosi di Orvieto e Milano, che sono stati visti come un’opportunità per indebolirla.

L’ombra di Gentiloni e l’incertezza sul futuro

Nel frattempo, il nome di Paolo Gentiloni continua a pesare sulle dinamiche interne del Pd. La domanda su cosa farà Gentiloni resta senza risposta chiara. Alcuni suggeriscono che potrebbe essere l’uomo giusto per risollevare il partito, mentre altri lo vedono come una figura troppo legata a un’area più moderata e vicina al centro. A Bruxelles, Pina Picierno, ormai vicepresidente del Parlamento europeo, gioca il suo ruolo come figura di mediazione, ma la sua lealtà è con chi può liberare il partito da quella “gabbia” che sembra impedire la sua evoluzione.

La sfida continua: congresso e futuro del Pd

La situazione è fluida, ma una cosa è certa: Schlein dovrà affrontare una difficile sfida politica e interna se vorrà mantenere il controllo del partito. Il congresso diventa un momento cruciale per determinare il futuro del Pd. Se il congresso sarà l’occasione per una riflessione profonda e una riorganizzazione strategica, il partito dovrà riuscire a superare le divisioni interne e a definire una linea chiara, capace di fronteggiare il crescente consenso del governo Meloni.

In questo scenario di incertezze, i membri del Pd, tra cui Franceschini, Bonaccini, Nardella, e Gori, devono fare i conti con le tensioni politiche e le aspettative del partito, mentre si avvicina il congresso che potrebbe decidere il futuro della sinistra italiana.