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Domenico Arcuri assolto, accusato di per aver speso 1,2 miliardi di euro per le mascherine: “Il fatto non è più previsto dalla legge come reato”

Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Covid-19, è stato assolto dal Giudice per l’udienza preliminare di Roma dall’accusa di abuso d’ufficio nel processo riguardante l’acquisto delle mascherine importate dalla Cina all’inizio della pandemia. La decisione del giudice è stata motivata dal fatto che “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”, in seguito alla recente abrogazione del reato di abuso d’ufficio.

Arcuri, nominato dal governo Conte, era accusato di aver gestito una commessa da oltre 800 milioni di mascherine, per un valore superiore a 1,2 miliardi di euro, in un contesto di emergenza sanitaria. La decisione segna una svolta nel processo, in quanto il reato di abuso d’ufficio, che era stato contestato, è stato eliminato dalla riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio.

Gli altri imputati e la questione di costituzionalità

Per gli altri 10 imputati, tra cui imprenditori e responsabili della struttura emergenziale Covid, il Gup ha accettato la richiesta della Procura di Roma di sollevare la questione di costituzionalità riguardo l’attuale formulazione del reato di traffico di influenze illecite. La Procura aveva sottolineato che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio avrebbe ridotto le possibilità di manovra per quanto riguarda il traffico di influenze, una questione che ora dovrà essere esaminata dalla Corte Costituzionale.

Tra gli imputati c’era anche Mario Benotti, imprenditore ed ex giornalista, deceduto nel 2023, accusato di traffico di influenze illecite. Inoltre, Antonio Fabbrocini, responsabile della struttura emergenziale per il Covid, dovrà rispondere di frodi nelle pubbliche forniture, falso e abuso d’ufficio. Altri sei imputati e tre aziende sono coinvolti nello stesso reato di traffico di influenze illecite.

L’impatto della riforma sulla giustizia

La decisione di abrogare il reato di abuso d’ufficio e la possibile riformulazione della questione sul traffico di influenze illecite potrebbero avere un impatto significativo sui procedimenti legali in corso, con la Corte Costituzionale che si prepara a decidere sulla costituzionalità di queste modifiche. Gli atti riguardanti le posizioni che hanno scelto il rito ordinario verranno ritrasmessi al tribunale di Roma per proseguire con il processo, in attesa della decisione definitiva sulla questione sollevata.