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Il Pd nella bufera: la fronda contro Schlein si allarga, scissione o fuga di massa? Annunziata “Non è lo sfascio del Pd, ma…”

Annunziata assolve i “ribelli” e avverte la segretaria: “Schlein non può permettersi ambiguità sulla politica estera”

La spaccatura nel Pd dopo il voto al Parlamento europeo sul piano di difesa comune ReArm Europe assume contorni sempre più preoccupanti per Elly Schlein. Se inizialmente il dibattito sembrava concentrato sulla fronda dei 10 eurodeputati “ribelli” che hanno votato a favore del piano sfiduciando, di fatto, la segretaria, ora emergono nuove crepe interne che potrebbero indebolire ulteriormente la leadership del Nazareno.

Lucia Annunziata: “Non è lo sfascio del Pd, ma…”

A sorprendere è Lucia Annunziata, che pur avendo rispettato la linea Schlein astenendosi, ha preso le difese di chi ha scelto di votare a favore del piano: “Additare chi ha votato sì come un guerrafondaio è inaccettabile”, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa.

Annunziata riconosce la tensione interna ma minimizza il caos: “E’ tutto molto esagerato, quello che fanno questi poveri 21 eurodeputati non segna la sorte dell’Europa o dell’Italia. Secondo me non rappresenta nemmeno lo sfascio del Pd”. Tuttavia, avverte la segretaria:

“Credo che Schlein non possa permettersi nessuna ambiguità sulle scelte di politica estera. Una leader che ambisce ad andare a Palazzo Chigi deve essere chiara sulla collocazione del Paese a livello internazionale. Anche a costo di veder andare via dal partito chi la pensa diversamente”.

La posizione della Schlein: un “voto di fiducia” fallito

Elly Schlein aveva impostato la strategia sull’astensione di tutti gli europarlamentari Pd, tentando di mantenere un fronte compatto ed evitare una pericolosa frattura. Ma il piano è fallito: 10 dem hanno votato a favore, tra cui figure di peso come Pina Picierno, Giorgio Gori, Antonio Decaro e Stefano Bonaccini, segnale di una fronda interna sempre più strutturata.

Il voto di Strasburgo non è quindi un incidente di percorso, ma un vero e proprio agguato politico orchestrato dai riformisti del Pd, sempre più insofferenti alla linea ambigua della segretaria.

Un Pd sempre più diviso, rischio fuga di massa?

Secondo Annunziata, il voto europeo non è stato “un grande gesto”, ma almeno ha evitato un ulteriore isolamento del Pd all’interno del gruppo socialista europeo, che ha votato compatto per il sì.

“Il no avrebbe significato non solo mettere fuori gioco il Pd in Europa, ma anche tenerlo fuori da una prospettiva di governo dell’Italia, facendo perdere credibilità”, avverte l’europarlamentare.

Dichiarazioni che fanno capire come nel partito le tensioni siano destinate ad aumentare, soprattutto in vista della prossima settimana, quando il tema della difesa europea tornerà a infiammare il dibattito anche nel Parlamento italiano.

L’ombra di una possibile scissione interna o di una “fuga di massa” verso il centro riformista, guidato da ex renziani e moderati, comincia a prendere forma. Il rischio, per Schlein, è di perdere pezzi importanti proprio quando il Pd cerca di ricostruire una propria identità.

La manifestazione di sabato a Roma in nome dell’Europa, alla quale parteciperanno anche Michele Serra e Repubblica, sarà un test cruciale per capire quanto la segretaria abbia ancora il controllo del partito o se la fronda interna sia ormai troppo forte per essere arginata.