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Crisi Lavoro: in Emilia si ritorna a lavorare in campagna

Crisi Lavoro: in Emilia si ritorna a lavorare in campagna

La crisi incombe in quasi tutte le famiglie italiane per cui l’unica alternativa possibile è un ritorno al passato, al duro e massacrante lavoro nei campi; non è un caso che in tanti abbiano deciso di riaffacciarsi in un settore che abbandonato da decenni, era stato monopolizzato dal lavoro dei migranti prima magrebini, poi rimpiazzati da indiani e pakistani.

La nuova tendenza è l’”oro rosso” ed in particolare il pomodoro da industria del nord italia la cui produzione e trasformazione avviene nelle campagne circostanti Fiorenzuola nelle zone agricole comprese tra Piacenza, Parma e Ferrara: qui si è concentrata l’attenzione soprattutto di chi trovatosi all’improvviso senza lavoro per vicende che ormai non fanno più notizia, hanno deciso di svolgere un lavoro fisico pesante pagato 6 o 7 euro all’ora, in particolare in zona Piacenza dove si trova il maggior numero di campi coltivati a pomodoro.

Anche il settore agricolo non offre di certo gli stesi spazi occupazionali che garantiva molto tempo fa, vuoi per la meccanizzazione dei processi di raccolta e lavorazione, ma soprattutto per l’offerta di lavoro spropositata rispetto alla domanda soprattutto da parte di lavoratori stranieri disponibili a lavorare tanto per pochi euro, che ha ridotto considerevolmente le retribuzioni pagate dagli agricoltori. E c’è anche chi per una scelta di vita alternativa ed innovativa rispetto allo strapotere del consumismo che stritola, decide di fare del lavoro nei campi il proprio mestiere.

Ma la controtendenza del settore agricolo in ambito occupazionale rispetto agli altri settori esiste: le industrie di trasformazione del pomodoro, che si legano innegabilmente al mondo rurale, hanno avuto un boom di richieste di lavoro soprattutto nella zona di Piacenza; ovviamente turni di fabbrica  per otto ore al giorno compresa la notte e nei due mesi di intenso lavoro bisogna dire addio ai sabati ed alle domeniche. Eppure in tantissimi si sono presentati ai cancelli delle fabbriche all’inizio dell’estate ognuno con la propria problematica figlia di questi anni difficili dalle casalinghe che cercano di contribuire al menage familiare, al cassintegrato al pensionato senza dimenticare i giovani disoccupati. Così tante domande di assunzione, che le aziende hanno dovuto operare una grossa scrematura sino a prenderne in considerazione soltanto un quinto di quelle pervenute.

Ma l’oro rosso è solo un palliativo momentaneo a sostegno di chi è in difficoltà: anche questo settore subisce  numerosi problemi legati soprattutto alle condizioni climatiche che influenzano un raccolto più o meno abbondante, alla riduzione della superficie coltivabile ed alla mancanza di acqua a cui si cerca di ovviare stipulando accordi con regioni vicine che però prima di giungere a definizione, patiscono la lentezza della burocrazia.