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Pd nel caos dopo il voto a Strasburgo: Schlein in minoranza e resa dei conti in vista, Boccia “Necessario chiarimento ma non si cambia”

La segretaria isolata nel partito, Bonaccini e i riformisti nella lista nera. La frattura con i Socialisti europei complica la posizione del Pd

La frattura nel Pd dopo il voto europeo

Il voto a Strasburgo sul Libro bianco della difesa ha certificato una profonda divisione all’interno del Partito Democratico, con la segretaria Elly Schlein che si trova in netta minoranza rispetto alla componente riformista. L’astensione imposta dalla leader dem ha visto la spaccatura del gruppo Pd all’Europarlamento: dieci parlamentari hanno votato a favore della risoluzione sulla difesa comune europea, mentre solo otto hanno seguito le indicazioni della segretaria.

Un bilancio ancora più critico se si considera che tra gli undici eurodeputati schierati con Schlein, tre (tra cui Lucia Annunziata, Cecilia Strada e Marco Tarquinio) non sono nemmeno iscritti al partito. Un esito che ha aperto la strada a tensioni e resa dei conti interne, con il capogruppo al Senato Francesco Boccia che ha già annunciato la necessità di un chiarimento politico. “A questo punto è necessario un chiarimento politico”, ha dichiarato Boccia, sottolineando come “la leadership di Schlein abbia portato il Pd dal 14% al 24%” e ribadendo la fiducia nella segretaria.

Bonaccini e i riformisti nel mirino

Dopo il voto, la tensione nel Pd è salita alle stelle. I fedelissimi di Schlein ora puntano il dito contro il presidente dell’assemblea nazionale Stefano Bonaccini, accusato di aver “pugnalato” la segretaria votando a favore della risoluzione. Sui social, diversi militanti ne chiedono apertamente le dimissioni.

Nel mirino ci sono anche due figure storiche del Pd: Romano Prodi e Paolo Gentiloni, considerati i registi occulti della fronda riformista. L’ex presidente del Consiglio ha apertamente criticato l’astensione del partito sulla difesa comune europea, mentre Gentiloni è visto come uno dei possibili sfidanti di Schlein in caso di una futura crisi di leadership.

Le critiche dall’interno e il gelo con i Socialisti europei

La segretaria dem viene ora accusata di aver gestito male il rapporto con i parlamentari europei. Pina Picierno, esponente di punta dell’area riformista, ha sottolineato che Schlein non ha mai incontrato la delegazione del Pd a Bruxelles, mentre il senatore Alessandro Alfieri ha ribadito che “un confronto sarebbe stato utile” prima del voto.

L’eurodeputato Giorgio Gori ha aggiunto un’altra critica pesante: “Siamo finiti isolati nel nostro stesso gruppo”, riferendosi al fatto che il 90% dei Socialisti & Democratici ha votato a favore della risoluzione.

A peggiorare la situazione, è arrivato anche l’attacco di Giuseppe Conte, che ha definito l’astensione del Pd “una posizione incomprensibile e inammissibile”. Una dichiarazione che mette in difficoltà la strategia della segretaria, che puntava a costruire un’alleanza larga con il M5S in vista delle prossime elezioni.

Domani, Schlein sarà in Piazza del Popolo a Roma per una manifestazione pacifista, ma il clima politico è ben diverso da quello sperato. Sul palco con lei ci saranno solo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, mentre il sogno del campo largo con il M5S appare sempre più lontano.

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Lorenzo Costantino