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Meloni in Senato attacca Conte, “Centinaia di miliardi spesi per il consenso facile”

La presidente del Consiglio respinge le critiche sull’aumento delle risorse per la difesa e accusa chi diffonde «semplificazioni grossolane» per ingannare i cittadini.

Meloni difende gli investimenti nella sicurezza

Intervenendo in Senato nelle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21-22 marzo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha difeso l’aumento della spesa per la difesa, rispondendo alle critiche sulle presunte conseguenze per altri settori strategici come sanità, istruzione e welfare.

«Lascio volentieri ad altri, in quest’Aula e fuori, la grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare», ha dichiarato Meloni, ribadendo che non esiste un nesso diretto tra le risorse destinate alla difesa e il finanziamento degli altri settori pubblici.

Secondo la premier, il problema non risiede negli investimenti per la sicurezza, ma nelle scelte politiche sbagliate del passato: «Chi sostiene il contrario è perfettamente consapevole di stare ingannando i cittadini».

«Centinaia di miliardi spesi per il consenso facile»

Meloni ha poi accusato le precedenti amministrazioni di aver sperperato fondi pubblici in misure populiste, senza una strategia di lungo periodo: «Maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono attualmente non perché spendiamo soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile».

Senza citare direttamente le opposizioni, la premier ha chiarito di non voler cedere alla «demagogia» e ha ribadito che la sicurezza del Paese non può essere considerata una spesa superflua.

Le dichiarazioni di Meloni arrivano in un momento di forte dibattito politico sul Piano di riarmo europeo, che prevede investimenti significativi nel settore della difesa. La questione ha diviso non solo le forze di opposizione, ma anche parte della maggioranza, con posizioni differenziate all’interno della Lega e di Forza Italia.