Saviano accusa Meloni sul Manifesto di Ventotene: “Persona di grande ignoranza”
Lo scrittore Roberto Saviano attacca la premier Giorgia Meloni: “Ha travisato il Manifesto di Ventotene per alimentare lo scontro politico”.
Saviano contro Meloni: “Manipola il Manifesto di Ventotene”
Un nuovo capitolo dello scontro tra Roberto Saviano e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è aperto con un video pubblicato dallo scrittore per contestare l’uso del Manifesto di Ventotene da parte della premier. Nel suo intervento, Saviano ha accusato Meloni di aver “detto falsità” leggendo alcuni estratti del testo fondativo dell’idea di Europa unita scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni.
“Perché Giorgia Meloni ha citato ora il Manifesto di Ventotene?” chiede Saviano all’inizio del suo video. E risponde: “Perché è stato sventolato nella piazza della sinistra, come simbolo dell’Europa da difendere”. Secondo lo scrittore, però, l’intervento di Meloni in Aula sarebbe stato costruito per “strumentalizzare il testo e alimentare una narrazione ideologica”.
Il nodo della “dittatura rivoluzionaria” e il contesto storico
Saviano si è concentrato su una parte specifica del Manifesto, quella in cui si parla della “dittatura del partito rivoluzionario”, passaggio che Meloni ha letto alla Camera e che ha innescato la polemica. “Quando dice che il Manifesto promuove la dittatura o un’Europa socialista, mente”, ha affermato Saviano, sostenendo che quelle parole vanno “contestualizzate” e che il testo va letto per intero.
Secondo Saviano, il concetto di “dittatura” nel Manifesto non va interpretato in senso autoritario, ma come “strumento per impedire a partiti autoritari di partecipare alla nascita della democrazia”. Lo scrittore insiste che si tratti di un testo ispirato al socialismo liberale, pensato in un’epoca in cui la democrazia era stata soppressa dai totalitarismi.
Tuttavia, diversi passaggi del documento parlano esplicitamente di nazionalizzazioni su vasta scala, superamento del diritto di successione e abolizione della proprietà privata nei settori strategici. Elementi che, secondo i critici di Saviano, si collocano più nella tradizione socialista rivoluzionaria che in quella liberale.
Una lettura politica del confronto
Al di là della disputa interpretativa, Saviano ha legato l’intervento di Meloni alla volontà di “distrarre l’opinione pubblica” dai temi più urgenti del Consiglio europeo, in particolare il dibattito sul riarmo e sulla posizione italiana nel conflitto in Ucraina. “Non può permettersi di essere messa alle strette, e allora genera polemica”, ha dichiarato. Ha poi accusato la premier di essere “un’estensione diretta del potere americano”.
La risposta politica di Meloni in Aula era arrivata dopo la manifestazione di piazza del 15 marzo a Roma, in cui il Manifesto di Ventotene era stato innalzato a simbolo della difesa dell’Europa federale. Un testo però non letto, né citato dagli oratori, come fatto notare da alcuni osservatori.
In chiusura, Saviano ha invitato il pubblico a “tenere gli occhi aperti”, sostenendo che l’uso del Manifesto da parte della premier sarebbe stato studiato per ottenere un vantaggio mediatico. Un’interpretazione che alimenta ulteriormente il confronto tra due visioni opposte dell’identità europea e del suo progetto politico.