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Prodi boccia il piano del Pd sul riarmo: “Troppo prudente”. E lancia un monito a Schlein, “Oggi non esiste alternativa di governo”

L’ex premier critica la linea di Elly Schlein su difesa comune e alleanze: “Serve un’area progressista competitiva, oggi non esiste alternativa di governo”

Il no di Prodi alla prudenza del piano “Prontezza 2030”

Romano Prodi rompe il silenzio e lo fa con una presa di posizione che pesa, soprattutto all’interno del Partito democratico. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex presidente del Consiglio critica apertamente la linea della segretaria Elly Schlein sul piano europeo di difesa, ora rinominato “Prontezza 2030”, e la definisce “troppo prudente” rispetto alla complessità del contesto internazionale.

“Mi ha fatto un po’ sorridere la dichiarazione di essere pronti a cooperare nel 2030. E arrivati a quella data, che cosa succede?”, afferma Prodi, evidenziando l’assenza di contenuti concreti nel progetto discusso a Bruxelles. L’ex capo della Commissione europea non risparmia critiche: “Una maggiore cooperazione senza contenuti non basta. Sono passi ancora troppo prudenti”.

Il giudizio non è solo tecnico. Arriva infatti dopo il voto con cui la delegazione dem al Parlamento europeo si è spaccata proprio sulla posizione da assumere sul riarmo europeo, decidendo infine per l’astensione con undici voti favorevoli alla linea della segretaria e dieci contrari. Un segnale che il dibattito interno è tutt’altro che risolto.

Le divergenze con Schlein e il rischio per l’opposizione

Le parole di Prodi sono indirizzate a più interlocutori. Da un lato, a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e già ministra della Difesa in Germania. Dall’altro, al vertice del Pd, e in particolare a Schlein, con la quale l’ex premier non nasconde le divergenze, sebbene nel 2013 fosse stata una delle voci più attive in sua difesa durante l’elezione fallita al Quirinale.

Oggi il contesto è mutato e Prodi lancia un messaggio esplicito anche sulla gestione del partito: “Non entro nel dibattito interno, ma dico che è urgente costruire un’alleanza che vinca le elezioni”. E qui arriva la stoccata più pesante: “Il governo non è caduto, nonostante lo stato in cui si trova, perché esistono opposizioni ma non un’alternativa di governo”.

Un’affermazione che pesa come un giudizio complessivo sull’inefficacia del centrosinistra nel proporre un fronte coeso e competitivo. Senza nominarli, Prodi sollecita i leader delle forze progressiste a superare frammentazioni e tatticismi, tracciando un percorso che permetta di sfidare davvero il centrodestra guidato da Giorgia Meloni.

Un altro affondo alla premier: “Serve una politica autonoma”

Il fondatore dell’Ulivo dedica infine un passaggio anche alla presidente del Consiglio, definendola “Arlecchino servo di due padroni”, in riferimento a Donald Trump e von der Leyen. Una definizione netta, che evidenzia – secondo Prodi – la mancanza di una politica estera autonoma da parte dell’Italia.

Ma a preoccupare maggiormente l’ex premier è l’incapacità dell’opposizione di offrire un’alternativa reale. Un messaggio che arriva nel pieno di un clima da pre-congresso al Nazareno, con tensioni interne e critiche crescenti alla leadership di Schlein. L’assenza di una coalizione credibile rischia, secondo Prodi, di garantire ancora margine di manovra all’attuale esecutivo, nonostante le sue difficoltà.