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Gad Lerner e Ernesto Ruffini, pronti a creare un nuovo movimento contro la Meloni, “Non aspettiamo i partiti, svegliamoci noi cittadini”

Gad Lerner e Ernesto Maria Ruffini chiedono un impegno diretto dei cittadini: “I partiti da soli non bastano, è il momento di costruire qualcosa di nuovo”.

Dall’Europa ai cittadini: la spinta di Lerner e Ruffini

ROMA – A una settimana dalla manifestazione in piazza del Popolo, il dibattito sull’identità e il futuro del centrosinistra si riaccende grazie alle parole di due protagonisti della società civile: Gad Lerner ed Ernesto Maria Ruffini. Due figure diverse, ma unite da un’idea comune: i partiti, Pd incluso, non sono più sufficienti. Serve un coinvolgimento diretto dei cittadini per generare un’onda nuova, capace di contrastare l’egemonia culturale e politica del centrodestra guidato da Giorgia Meloni.

Il primo ad accendere la miccia è Gad Lerner, intervenuto sui social dopo la partecipazione al programma Otto e Mezzo: «Sarebbe bello se persone come Massimo Cacciari e Barbara Spinelli, invece di crogiolarsi nel sarcasmo del “ve l’avevo detto”, si impegnassero a promuovere un movimento per gli Stati Uniti d’Europa». Un invito chiaro a rimettere al centro del discorso pubblico un progetto europeo, come quello evocato alla manifestazione romana ispirata al Manifesto di Ventotene.

Ruffini: “Non aspettiamo i partiti, svegliamoci noi cittadini”

Un appello subito raccolto, su un altro palco, da Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, intervenuto a Libri Come 2025 per presentare il suo libro Più uno. La politica dell’uguaglianza. «Non dobbiamo aspettare che lo facciano i partiti, facciamolo noi», ha detto. Poi ha rincarato: «Si svegliassero i cittadini e si dessero da fare. I partiti sono molto più attenti quando si svegliano i cittadini». Per Ruffini, serve un attivismo civico diretto, capace di stimolare e indirizzare anche la politica organizzata.

Secondo l’ex dirigente, nel centrosinistra si denuncia costantemente un rischio per la democrazia, ma si fatica a proporre alternative concrete: «Se si grida al lupo, bisogna trarne le conseguenze, altrimenti non si è credibili». E ha aggiunto con tono critico: «Non ce n’è bisogno di nuovi partiti, forse ce ne sono anche troppi. Abbiamo visto cosa succede quando i partiti si identificano con una sola persona».

“Uomo delle tasse”, ma anche della politica

Durante la presentazione, Ruffini ha affrontato anche la sua esperienza nelle istituzioni e la scelta di lasciare l’Agenzia delle Entrate: «Non mi riconoscevo più in alcune scelte del legislatore. Servire lo Stato è una cosa seria, ma bisogna farlo restando coerenti». Sulle tasse ha poi ironizzato: «Mi hanno chiamato uomo delle tasse, ma c’era qualcuno prima di me e ce n’è un altro ora. La vera notizia è che da quando sono andato via, il governo non le ha abolite».