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Fausto Bertinotti raddoppia sull’attacco a Meloni: “Non mi scuso, lei ha bestemmiato”

L’ex presidente della Camera difende la sua uscita sul “lancio di un oggetto contundente” verso la premier: “Era un’azione simbolica per denunciare una violazione democratica”.

Bertinotti insiste: “Non mi scuso, era un segnale politico”

Non solo Fausto Bertinotti non fa marcia indietro dopo le sue parole contro la premier Giorgia Meloni, ma rilancia. Intervenuto a Un Giorno da Pecora su Rai Radio 1, l’ex presidente della Camera ha ribadito il senso del suo intervento, chiarendo che non ha alcuna intenzione di scusarsi. Il riferimento è al clamoroso passaggio in cui, giorni fa, ha dichiarato che, se fosse stato in Parlamento, avrebbe voluto lanciare un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio, in reazione alle sue parole sul Manifesto di Ventotene.

Sono molto contento che si sia mosso qualcosa, è proprio il classico sasso nello stagno”, ha commentato Bertinotti, che rivendica il suo gesto come politicamente rilevante, “perché compiuto da uno che ha sempre praticato la non violenza”. Per l’ex segretario di Rifondazione Comunista, si è trattato di uno “strappo” consapevole, che sarebbe disposto a farsi condannare pur di segnalare che “un limite è stato superato da una carica dello Stato importante”.

La difesa del Manifesto di Ventotene

Il cuore della polemica resta il Manifesto di Ventotene, evocato da Meloni in Parlamento e messo in discussione nei suoi contenuti più controversi. Per Bertinotti, quel documento è un “elemento fondativo della Repubblica” e le parole della premier rappresentano un “atto contro la civiltà politica del Paese”.

Meloni ha bestemmiato nei confronti del fondamento della Repubblica”, ha affermato, aggiungendo: “Si può discutere sui singoli estratti, ma quell’ispirazione fondamentale è alla base della Costituzione, compreso il passaggio che la presidente cita come scandaloso, quello sulla proprietà”.

Alla domanda diretta sulla possibilità di scusarsi, Bertinotti ha risposto secco: “No, assolutamente no, per nulla. Sono convinto che fosse una delle poche risposte politicamente in grado di segnalare la trasgressione democratica intervenuta da parte della premier”.

Simbolismo, futurismo e accuse dalla destra

Anche nel corso della trasmissione L’Aria Che Tira su La7, l’ex leader della sinistra ha ribadito la sua posizione: “Ripeterei tutto. A una trasgressione violenta da parte del potere oppongo una trasgressione dal valore simbolico. È un gesto che si richiama a una grammatica futurista che la destra dovrebbe conoscere meglio di me”.

Le parole di Bertinotti hanno suscitato reazioni dure dal centrodestra. Dopo le critiche a Romano Prodi per lo scontro verbale con una giornalista, sono arrivate anche quelle contro l’ex presidente della Camera. Lucio Malan, capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, ha parlato di “incitamento alla violenza inaccettabile”, mentre altri esponenti del partito hanno denunciato il clima avvelenato creato da “una sinistra incapace di confrontarsi nel merito e incline alla delegittimazione dell’avversario politico”.