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Ilaria Salis visita la Dozza: “Il carcere è una barbarie, sogno un mondo senza”

L’eurodeputata ha denunciato le condizioni della struttura bolognese e invocato una riforma radicale del sistema penale

“Sogno il giorno in cui le carceri diventeranno solo monumenti di epoche di barbarie”, ha dichiarato Ilaria Salis durante la presentazione del suo libro Vipera al Vag61 – Spazio Libero Autogestito di Bologna. L’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra ha approfittato della visita per denunciare quanto visto poche ore prima nella casa circondariale della Dozza, portando alla luce situazioni critiche che, a suo dire, dimostrano il fallimento del sistema penitenziario.

Detenuti minorenni trasferiti e condizioni precarie

Durante la visita alla Dozza, Salis ha potuto accedere anche alla nuova sezione minorile, attivata di recente per il trasferimento di giovani dai penitenziari minorili. Secondo l’europarlamentare, il provvedimento ha creato “un grave sconvolgimento interno”, con spostamenti forzati di detenuti adulti e minori, spesso stranieri e non accompagnati. La responsabilità, spiega, è da attribuire al cosiddetto Decreto Caivano, che, nella sua analisi, segna una svolta repressiva nei confronti dei giovani.

Il carcere ha un carattere classista e razzista, è il posto dove finiscono i giovani senza possibilità”, ha denunciato Salis, criticando l’impatto sproporzionato delle misure penali sulle fasce più deboli della popolazione.

Cucine rotte, celle sovraffollate e cure negate

L’eurodeputata ha poi descritto nel dettaglio le condizioni delle sezioni femminili della Dozza, dove si trovano attualmente 87 donne detenute. “Abbiamo visto autolesionismo, difficoltà nell’accedere alle cure mediche e ostacoli persino nel poter parlare con un’educatrice”, ha affermato. Ha poi riferito che la cucina della struttura “è fuori uso da mesi” e che i pasti vengono consegnati “freddi e in quantità ridotte”.

Secondo Salis, tutto ciò dimostra come la funzione rieducativa del carcere, sancita dalla Costituzione, resti solo sulla carta. “È una struttura pensata per punire, non per rieducare”, ha concluso.

Un nuovo modello penale

Al termine dell’incontro, Salis ha ribadito la necessità di superare il carcere come modello: “Ogni visita rafforza la convinzione che dobbiamo andare oltre la reclusione. Servono alternative radicali”. Un messaggio che ricalca la linea politica portata avanti dall’eurodeputata fin dalla sua elezione.