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Borghi difende Le Pen: “Condanna per una cretinata, non ha rubato soldi ”

A È sempre Cartabianca il senatore della Lega minimizza la sentenza contro la leader francese. La replica di Fratoianni: “Così si alimenta la legge del più forte”

Un dibattito acceso, dai toni surreali, quello andato in scena nello studio di Bianca Berlinguer su Rete 4. Al centro della discussione, la condanna di Marine Le Pen per appropriazione indebita di fondi pubblici europei. A difendere la storica leader del Rassemblement National, è stato Claudio Borghi, senatore della Lega, che ha definito l’intera vicenda “una cretinata”.

Non è che ha rubato soldi, l’accusa dice che i suoi dipendenti invece di stare a Bruxelles stavano a Parigi”, ha affermato Borghi, minimizzando la portata della sentenza che ha dichiarato Le Pen ineleggibile per 5 anni, di fatto escludendola dalle prossime presidenziali francesi.

La conduttrice però non ha lasciato correre:

Non è solo questo, secondo l’accusa, sono stati usati fondi dell’Unione Europea per pagare collaboratori del partito in Francia e non assistenti parlamentari europei. Quindi soldi pubblici, anche nostri, destinati ad altro uso”.

Borghi ha però insistito:

“La differenza è sottile. Stavano a Parigi invece che a Bruxelles, facevano comunque gli assistenti”.

Mentre Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, scuoteva la testa in studio, il confronto si è spostato anche sulla situazione geopolitica e sul futuro dell’Unione.

Fratoianni: “Il riarmo europeo è la risposta sbagliata”

Oggi vince la legge del più forte, passo dopo passo, a furia di abbattere ogni tentativo di equilibrio e regolamentazione, si va verso il conflitto”, ha detto Fratoianni.
“E la risposta dell’Europa – prosegue – è un piano di riarmo da 800 miliardi voluto da Ursula von der Leyen. Questo non ferma la guerra, la prepara”.

Tra difese d’ufficio e condanne morali, la puntata ha mostrato chiaramente come il caso Le Pen sia diventato ormai una miccia politica ben oltre i confini francesi. E in vista delle elezioni europee, l’eco del tribunale di Parigi sembra destinato a farsi sentire ancora a lungo.