Saviano l’affondo contro la Meloni nei salotti della tv: “Complice di Trump, regista del riarmo Ue”
Tra accuse di infiltrazione nell’Unione europea e allusioni alla criminalità internazionale, i due intellettuali si scagliano contro la premier in tv
Da Trump all’Ue, l’affondo contro Meloni nei salotti tv
Un botta e risposta a distanza, ma dal tono acceso e mirato, quello tra Tomaso Montanari e Roberto Saviano, protagonisti di una delle recenti serate televisive dedicate all’attualità politica. Il bersaglio comune? Giorgia Meloni, accusata apertamente di essere la longa manus del Donald Trump europeo in materia di dazi e difesa.
Nel mirino di Montanari, critico d’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, e dello scrittore Saviano, c’è il comportamento della premier sulla nuova guerra commerciale americana. Entrambi concordano nell’inquadrare Meloni come una figura ambigua, formalmente critica ma sostanzialmente allineata con l’ex presidente Usa. Secondo i due intellettuali, l’inquilina di Palazzo Chigi starebbe minimizzando la portata dei dazi annunciati da Trump e invitando alla prudenza le istituzioni comunitarie, nel tentativo di smorzare le reazioni dell’Unione europea.
Il ruolo dell’Italia nel riarmo europeo
Oltre al tema commerciale, Montanari e Saviano non risparmiano critiche nemmeno sul fronte della difesa. Per loro, il riarmo dell’Ue, guidato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sarebbe alimentato da un piano americano per favorire una pace a vantaggio della Russia di Vladimir Putin, con l’Italia perfettamente allineata. Al centro delle accuse, ancora una volta, l’asse Meloni-Crosetto: secondo i due, la presidente e il ministro della Difesa starebbero predisponendo piani per affrontare le “piazze affamate” del futuro, attraverso dispositivi repressivi.
La figura di Mattarella nel mirino
Un altro passaggio durissimo è quello in cui Montanari e Saviano evocano un ruolo marginale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, descritto come “spettatore passivo” nella promulgazione del recente decreto Sicurezza, contestato con forza dai due durante la trasmissione. Un provvedimento che, secondo loro, potrebbe trasformarsi in uno strumento autoritario per gestire future proteste sociali.
L’analisi ironica e pungente di una certa sinistra
Nel loro affondo, Montanari e Saviano non risparmiano nemmeno le accuse più forti, ipotizzando che le azioni del governo Meloni possano perfino favorire fenomeni criminali. Una tesi estrema, quella dello scrittore, secondo cui i dazi potrebbero rivelarsi utili alla criminalità organizzata nel riciclare denaro e ricavare vantaggi dal caos economico.
Nel mezzo di questo scenario, non manca un riferimento sarcastico a Giuseppe Conte, paragonato da Marco Travaglio al “miglior presidente del Consiglio dopo Cavour”, e presentato come regista delle piazze pacifiste che, per gli autori dell’affondo mediatico, anticipano quelle sociali di protesta che il governo temerebbe e si preparerebbe a gestire con la forza.