Meloni pensa all’Election Day nel 2026, elezioni anticipate per governare di più
Si fa strada l’idea di accorpare regionali e politiche anticipate nel 2026. Un compromesso che potrebbe favorire Meloni e riorganizzare il quadro politico.
L’ipotesi sul tavolo: accorpamento di regionali e politiche
Nel dibattito politico italiano si fa largo un’ipotesi che intreccia opportunità istituzionale e convenienza elettorale: anticipare il voto politico alla primavera del 2026, unendolo alle regionali già previste in quell’anno. Un’operazione che, senza toccare l’attuale legge elettorale – sulla cui riforma né Giorgia Meloni né Elly Schlein sembrano intenzionate a intervenire – potrebbe accorciare la legislatura ma dare maggiore stabilità a chi vincerà.
A sondare il terreno è stato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha ipotizzato il voto in Veneto proprio in quella finestra temporale. Un’apertura che potrebbe riguardare anche altri presidenti di regione in uscita, come Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Vincenzo De Luca, per i quali si parla di prospettive politiche future, dal Senato ai Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
Meloni tra strategia di tenuta e prospettive future
Nel frattempo, mentre dagli Stati Uniti Donald Trump agita i mercati con nuove minacce commerciali, in Italia la politica si muove tra incastri complessi. Giorgia Meloni, alle prese con una gestione “responsabile” del governo, si trova a dover calibrare i tempi per un eventuale voto anticipato che, pur ponendo fine al sogno di battere il record di longevità del secondo governo Berlusconi, potrebbe rafforzare la sua posizione in vista di un obiettivo ben più ambizioso: il Quirinale 2029.
Un’eventualità che non sembra remota, visto il consenso ancora forte intorno alla presidente del Consiglio e il crescente dialogo con Forza Italia di Antonio Tajani, che nel frattempo punta a ringiovanire il partito e rinnovare le liste, seguendo l’esempio del primo Berlusconi.
Le opposizioni tra trasformismi e alleanze fluide
Nel campo delle opposizioni, il quadro appare più frammentato. In Europa, Forza Italia e Pd votano insieme a sostegno della Commissione von der Leyen, mentre in Italia si affaccia nuovamente un asse Salvini-Conte dai toni anti-europeisti. I due ex alleati si presentano come interpreti del malcontento popolare, con una strategia d’opposizione sistematica che punta alla visibilità social più che alla proposta politica.
Nel centrosinistra, la segretaria Elly Schlein continua a muoversi in bilico tra la tradizione organizzata del Pd e la tentazione di trasformarlo in un movimento, scelta che potrebbe snaturarne la struttura e aprire nuovi spazi a Giuseppe Conte.
In questo contesto in divenire, sia la premier sia il presidente Sergio Mattarella sembrano consapevoli della posta in gioco. Le interlocuzioni riservate sono già iniziate, e l’Election Day del 2026 potrebbe trasformarsi da suggestione a strategia politica concreta.