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Affido del piccolo “Luca”, Simonetta Matone accusa: “Il bimbo trattato peggio di un cane, lutto inflitto dai giudici”

Il caso del bimbo sottratto dopo quattro anni agli affidatari scuote l’opinione pubblica. La deputata della Lega: “Serve una legge per tutelare i legami affettivi”

Nel corso dell’ultima puntata di Quarta Repubblica, è tornato al centro del dibattito il delicato caso del piccolo “Luca” (nome di fantasia), il bambino affidato nel 2020 a una coppia della provincia di Varese e poi sottratto loro dopo quattro anni di convivenza, in esecuzione di una sentenza del Tribunale per i minorenni di Milano. A commentare la vicenda è stata Simonetta Matone, magistrato ed esponente della Lega, che ha usato toni durissimi contro il sistema dell’affido e la gestione del caso.

“Trattato peggio di un cane”

Se io vado in un canile municipale e chiedo di adottare un cane non me lo danno subito, devo fare cinque incontri preliminari. Questo bambino è stato ritenuto inferiore a un cane”, ha affermato Matone in collegamento con Nicola Porro, criticando la rapidità con cui il piccolo Luca è stato allontanato da quelli che per lui erano “mamma e papà”.

Secondo la deputata, a rendere ancora più grave la situazione sarebbe stato il modo in cui il bambino ha appreso la notizia: “A questo bambino è stato comunicato che doveva lasciare quelli che lui chiamava mamma e papà da un giudice che si è recato nell’abitazione. È un lutto inenarrabile creato da una sentenza”.

Il nodo della continuità affettiva

A fare discutere è anche una motivazione riportata nel provvedimento che ha rigettato la richiesta di adozione in casi particolari avanzata dalla coppia affidataria: “Poiché i genitori sono ricorsi alla mediatizzazione del procedimento, non è possibile rispettare il principio della continuità affettiva”. Una motivazione definita “atroce” da Matone, che denuncia un paradosso: “Abbiamo creato un dolore irreparabile. Ora chi tutela il dopo di questo bambino? I genitori hanno sbagliato e chi paga il prezzo?”.

La proposta di legge per colmare il vuoto normativo

La parlamentare leghista ha annunciato di aver presentato una proposta di legge per sanare quello che definisce un “vuoto normativo” nel sistema dell’affido. “Il problema è che gli affidatari non esistono in questo procedimento. Non possono ricevere notifiche, non possono costituirsi in giudizio, non possono fare nulla. Si arriva alla fine con una parte che manca: chi ha cresciuto questo bambino negli ultimi quattro anni”.

Secondo Matone, la vicenda di Luca dimostra quanto il sistema necessiti di una profonda revisione legislativa per riconoscere un ruolo effettivo alle famiglie affidatarie nei procedimenti giudiziari che riguardano i minori, specialmente in caso di legami affettivi consolidati.

Il caso continua a suscitare indignazione pubblica e a sollevare interrogativi sul rapporto tra diritto, affetti e tutela del minore in Italia.