Treni fermi in Puglia per ore: passeggeri al gelo e senza informazioni dopo l’impatto con un gregge
Ore di attesa, notti in piedi e assenza di informazioni: odissea per i viaggiatori diretti in Puglia tra ritardi, treni sovraffollati e fermate improvvise.
Odissea ferroviaria per centinaia di passeggeri
LECCE – Un viaggio durato oltre undici ore, senza cibo, acqua né informazioni. È quanto vissuto da centinaia di viaggiatori diretti in Puglia nella giornata di giovedì 17 aprile, rimasti bloccati per ore a causa di un grave rallentamento sulla tratta ferroviaria Foggia-Bari. Il ritardo è stato causato da un Frecciarossa partito da Venezia Santa Lucia e diretto a Lecce, che ha investito un gregge, provocando uno stop a catena per numerosi altri treni lungo la linea.
I disagi hanno coinvolto passeggeri di ogni età, molti dei quali erano in viaggio per le vacanze pasquali. Antonella Argentile, pendolare di ritorno da Pescara, racconta: “Io credo che Ulisse ci abbia messo meno ad arrivare a Itaca – scherza – è stata una situazione da film horror”. Il suo treno, diretto a Foggia, ha accumulato cinque ore di ritardo. “Il treno era già pienissimo – aggiunge – e molti hanno finito per sedersi a terra”.
Simile la testimonianza di Marco, studente rientrato da Torino con l’Intercity notte. Partito alle 17:50, sarebbe dovuto arrivare alle 6:51, ma è giunto a destinazione solo alle 11:44. “Alle 5:09 ci hanno fatti scendere a San Severo – spiega – perché non c’era più nemmeno l’acqua. Siamo ripartiti solo quattro ore dopo. Il treno si è fermato ancora nei pressi di Incoronata. È stato un incubo. Per 309 minuti di ritardo abbiamo ricevuto solo un rimborso del 50% e un biscottino. Nessuno ci dava spiegazioni, non lo rifarò mai più”.
Ritardi, soste forzate e notti sui binari
Tra chi ha vissuto i disagi più gravi c’è Ivana Del Monte, studentessa universitaria, in viaggio da Chieti verso Lecce. Dopo un primo treno fino a Pescara, ha affrontato ore di ritardo e cambi improvvisi. “Tra app, messaggi e tabellone non si capiva nulla – racconta – a San Severo ci hanno fatto scendere, senza sapere cosa fare”. Dalle 20 alle 23 ha atteso senza informazioni, poi ha preso un treno “già pieno”, che si è nuovamente fermato “nel nulla”, fino alle 2:44. “Ho dormito qualche ora tra i vagoni, sdraiata sulla giacca. Non avevamo cibo né acqua. Solo a Bari ci hanno dato un biscottino e dei taralli”. È arrivata a Lecce con oltre undici ore di ritardo, alle 6:43.
Più fortunato Stefano Panza, lavoratore pendolare da Roma, che ha raggiunto Bari con “solo” quattro ore di ritardo. “Il primo annuncio parlava di mezz’ora – spiega – poi è diventata un’ora, poi due, fino ad arrivare a casa alle 2:30. Ma almeno sono rimasto sempre sullo stesso treno”. Secondo il suo racconto, i disagi maggiori li hanno vissuti coloro che hanno perso coincidenze: “Un mio amico ha passato la notte da un’amica a Polignano, altri si sono sistemati in hotel”.
Il clima a bordo è stato teso, tra nervosismo e stanchezza. “Eravamo esasperati – conferma Panza – ma alla fine nessuno poteva farci nulla. Abbiamo solo aspettato che finisse”.