Vittorio Feltri sul bengalese rimpatriato a Palermo, “Se diventa un crimine espellere un criminale…”
L’uomo espulso da Palermo era ritenuto socialmente pericoloso: su di lui pendevano precedenti per violenza domestica, danneggiamento, lesioni personali ed evasione.
Il caso e i precedenti del cittadino bengalese
È stato rimpatriato nei giorni scorsi un cittadino di origine bengalese che, secondo quanto riportato dalla Prefettura di Palermo, era considerato “socialmente pericoloso”. Il provvedimento ha suscitato diverse reazioni, con una parte del dibattito politico che ha criticato l’espulsione, definendola eccessiva e frutto di un clima repressivo verso i migranti.
Secondo quanto riferito dal giornalista Vittorio Feltri in un suo recente intervento, il soggetto in questione non sarebbe stato allontanato per il solo fatto di vendere fiori nei pressi dei locali, ma per una serie di reati accertati nel tempo.
Le parole di Vittorio Feltri
Nel suo commento, Feltri ha dichiarato: “La persona in questione non è stata di certo rimpatriata perché pellegrinava per i locali proponendo la sua merce floreale. La sinistra fa finta di nulla ed omette certi dettagli, eppure questo extracomunitario aveva collezionato e messo a segno una serie di reati che Repubblica ha definito piccoli. È un piccolo reato la violenza domestica e privata? Non credo.”
Secondo il giornalista, l’uomo era noto alle autorità per evasione, violenza domestica, danneggiamenti e lesioni personali. “Era un violento. Era un criminale”, ha aggiunto Feltri, sottolineando come l’espulsione fosse stata motivata da elementi di sicurezza pubblica e non da mere questioni amministrative legate alla sua condizione di irregolare.
Il contesto e la posizione della Prefettura
Dalla ricostruzione dei fatti, emerge che il cittadino bengalese, privo di documenti regolari, era evaso da un provvedimento restrittivo e svolgeva attività abusiva nel capoluogo siciliano. La Prefettura di Palermo ha definito l’individuo “socialmente pericoloso”, avviando così la procedura di espulsione in linea con quanto previsto dalla normativa vigente in materia di pubblica sicurezza.
Il provvedimento ha riacceso il dibattito sull’equilibrio tra tutela dei diritti individuali e gestione della sicurezza, in un contesto dove la percezione pubblica su temi come l’immigrazione e l’ordine pubblico resta centrale nel confronto politico.