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Meloni neonazista nell’anima”: bufera sul libro di Mirella Serri, la destra accusa la sinistra di propaganda

Polemiche sul volume “Nero indelebile” di Mirella Serri. La destra respinge le accuse e denuncia una strategia per delegittimare il percorso riformista di Fratelli d’Italia.

Il nuovo saggio che divide: accuse dure e reazioni immediate

Ha acceso un nuovo fronte politico il libro “Nero indelebile. Le radici oscure della nuova destra italiana”, firmato da Mirella Serri e pubblicato da Longanesi. L’autrice ripercorre le origini culturali e ideologiche dell’universo politico che fa capo a Fratelli d’Italia, tracciando un legame con ambienti dell’estrema destra neofascista e figure come Pino Rauti, fondatore di Ordine Nuovo.

Nel saggio, Serri propone un’analisi che va oltre il fascismo storico e punta i riflettori sull’ordinovismo e sul presunto permanere di retaggi antisemiti e razzisti in alcune aree dell’immaginario della destra radicale. Una lettura che ha provocato forti reazioni, soprattutto dopo che Luciano Canfora ha definito la premier Giorgia Meloni una “neonazista nell’anima”.

La replica della destra: “Operazione propagandistica per fermare la legittimazione”

In ambienti vicini a Fratelli d’Italia, il libro è stato accolto come un tentativo deliberato di colpire il processo di trasformazione che il partito di Meloni sta cercando di portare avanti, da forza post-missina a soggetto conservatore e riformista.

Secondo fonti del partito, “non si tratta di ricerca storica, ma di un’operazione di propaganda che ripropone lo schema ideologico degli anni ’70, con slogan vecchi e ormai logori”. L’obiettivo, dicono, sarebbe “impedire la piena legittimazione democratica della destra”, proprio come nel 1960, quando il governo Tambroni fu fatto cadere dopo l’accordo con il Msi.

I critici del volume sottolineano che Meloni non avrebbe mai avuto contatti o legami con ambienti estremisti. Anzi, il riferimento ideale del suo impegno giovanile – si legge in alcune ricostruzioni – non sarebbe stato il neofascismo violento, bensì un Fronte della Gioventù attento a temi come ecologia, femminismo, casa e diritti sociali.

Tra miti e realtà: il confronto sulle fonti storiche

Gli oppositori del saggio contestano anche l’utilizzo parziale o scorretto delle fonti. Tra gli esempi riportati: l’attribuzione ad Almirante del motto “non restaurare, non rinnegare” (che sarebbe invece di De Marsanich), o la descrizione di Julius Evola come autore celebrato nella destra giovanile degli anni ’80 e ’90.

Secondo alcuni studiosi, la vera formazione culturale della generazione di Meloni sarebbe passata per testi come “Scritti corsari” di Pier Paolo Pasolini, “Fascisti immaginari” di Lanna e Rossi, e riviste come “Morbillo”, ispirata a “La Voce della Fogna” di Marco Tarchi.

Letture più complesse e trasversali, sostengono, rispetto al racconto univoco e militante proposto da Serri.