Ormai le telefonate del Papa sono una piacevole consuetudine che caratterizza questo pontificato e non ci sorprendono più, ma sicuramente un bimbo di 6 anni che riceve una telefonata dal Santo Padre avrà impresso nella sua memoria un ricordo indelebile ed emozionante.
Stiamo parlando del piccolo Federico Chiolerio che abita in una frazione di Chivasso in provincia di Torino dal nome evocativo Betlemme che gli ha ispirato la simpatica idea di inviare un suo disegno a Papa Francesco che lo ha ringraziato attraverso una telefonata che diceva :”Grazie per il disegno e prega per me”.
Sarà stato il nome del paesino in cui vive o la suggestione dei racconti della vita di Gesù ad ispirare la mano di Federico che ha realizzato un disegno per il Papa con il Santuario e la grotta, tanto somigliante alla grotta di Betlemme in Palestina; naturalmente Papa Francesco non ha esitato a chiamare per telefono il papà del bambino per dimostrargli la sua gratitudine.
L’idea di un disegno per il Papa era balenata nella mente di Federico durante un pellegrinaggio a Roma della famiglia Chiolerio, ma durante l’udienza del Santo Padre in Piazza s.Pietro, il bimbo era riuscito soltanto a recapitare il suo disegno al Cardinale Tarcisio Bertone.
Così il Papa è venuto a conoscenza della Betlemme tutta piemontese e della sua grotta, ed ha voluto parlare con il piccolo autore del disegno chiamando il cellulare del padre Davide per poi farsi spiegare dallo stesso Federico del Santuario di Gesù Bambino, della grotta e del gemellaggio; la telefonata si è poi conclusa con un ringraziamento alla emozionatissima famiglia ed all’invito a pregare per lui.
Questa pratica un po’ inusuale è diventata una norma insieme alle lettere ed anche se Papa Francesco è consapevole di suscitare una certa curiosità, ci tiene a ribadire che per la sua missione costituiscono una buona pratica da sempre adottata. Don Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana, ha voluto riportare le parole del pontefice: “dica ai giornalisti che le mie telefonate non sono una notizia; io sono così, ho sempre fatto questo anche a Buenos Aires. Ricevevo un biglietto, una lettera di un prete in dificoltà, una famiglia o un carcerato e rispondevo. Per me è molto più semplice chiamare, informarmi del problema e suggerire una soluzione, se c’è. Ad alcuni telefono, ad altri invece scrivo. E meno male che non sanno tutte quelle che ho fatto!” ha concluso simpaticamente.