Ennesimo orrore in Medio Oriente dove una donna è stata decapitata in una pubblica piazza ed il video è stato postato sul web.
Il macabro evento è avvenuto in Arabia Saudita in un parcheggio pubblico nelle vicinanze de La Mecca.
La donna, condannata a morte dalle autorità saudite, si chiamava Layla bint Abdul Mutaleb Bassim ed era stata accusata di aver da prima violentato e poi assassinato la figliastra di soli 7 anni.
Layla bint Abdul Mutaleb Bassim fino a pochi secondi prima dell’esecuzione ha gridato la sua innocenza ma le autorità saudite sono state irremovibili e non hanno concesso la grazia.
La donna era nata in Birmania ma da anni viveva in Arabia Saudita e dai suoi aguzzini è stata prima trasportata con forza in un affollato parcheggio pubblico poi decapitata con una spada molto affilata.
Il video dell’atroce esecuzione è stato pubblicato sul web dalle autorità religiose arabe ma poi, dopo poche ore è stato cancellato per le proteste che sono arrivate da molti utenti perché conteneva immagini troppo violente.
L’esecutivo arabo ha rilasciato il seguente comunicato sull’atroce esecuzione: “Non ha mostrato nessuna pietà o compassione nel violentare e nell’uccidere la ragazza Bassim è stata condannata alla pena di morte per un omicidio brutale dopo che sia la Corte d’Appello sia la Corte Suprema hanno riconosciuto i suoi reato”.
Molte sono le associazioni nel mondo che combattono contro la pene di morte.
Alcune di esse hanno constatato che in Arabia Saudita nell’ultimo anno sono aumentate le condanne a morte.
Nel mese di gennaio nel paese arabo sono state 7 le condanne a morte eseguite e nel 2014 sono state 86.
Numeri impressionanti per un paese ritenuto moderato rispetto ad altre nazioni arabe ed africane.
Le associazioni contro la pena di morte rendono noto che in Arabia Saudita le condanne a morte sono aumentate anche perché vengono eseguite anche per reati prima considerati, dalla giustizia araba, minori.
Mohammed al-Saeedi un’attivista che da anni combatte contro la pena di morte ha così commentato l’esecuzione della donna avvenuta in un parcheggio pubblico e l’aumento delle condanne capitali nell’ultimo in Arabia Saudita: “Due metodi sono usati per decapitare la gente in Arabia Saudita. Uno è quello di iniettare nel corpo del prigioniero antidolorifici per intorpidire il dolore. L’altro è di giustiziarli senza antidolorifici. Questa donna è stata decapitata senza antidolorifici perché volevano che soffrisse di più”.