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Riforme, Renzi ai senatori Pd si al dialogo ma l’articolo 2 non si tocca

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Una interminabile riunione con i Senatori Pd, durata più di tre ore, non ha portato gli effetti sperati.

Matteo Renzi e la minoranza Pd non hanno ancora trovato l’accordo sulla riforma del Senato anche se la volontà di trovare un accordo sia da una parte che dall’altra sembra esserci.

L’accordo sembra ancora lontano e il tempo stringe anche perchè Matteo Renzi vuole assolutamente portare in porto la riforma del Senato per poi iniziare a discutere su altre importanti questioni.

Matteo Renzi ha dato una sorta di ultimatum ai deputati e ai senatori del Pd, entro pochi giorni devono decidere quali modifiche devono essere apportata alla riforma del Senato.

Il premier sottolinea, però, che l’impianto della legge non deve essere stravolto ed in particolare l’articolo 2 della riforma che è stato già approvato in doppia lettura sia da Senato e da Camera dei Deputati.

L’articolo 2 prevede che il Senato non sia più eletto dal popolo che sia composto da 100 unità.

95 Senatori eletti dai consigli regionali e 5 senatori direttamente dal Presidente della Repubblica.

La possibilità che i senatori non siano eletti dal popolo non piace per niente alla minoranza Dem che, con in testa Bersani, vorrebbe che siano gli elettori a decidere chi deve rappresentarli.

Renzi all’assemblea dei Senatori e degli onorevoli del Pd sull’articolo 2 della riforma del Senato ha affermato che: “Sul profilo tecnico-parlamentare se si mette in discussione l’approvazione in coppia conforme dell’articolo 2 della riforma, si rimette in discussione tutto: rischia di valere anche su altro”.

Il premier nonché segretario del partito democratico ha anche voluto rispondere a Bersani con la seguente dichiarazione: “Nessuno di noi invoca disciplina di partito: non c’è sulla Costituzione. Ma c’è una responsabilità davanti agli elettori”.

Renzi vorrebbe che al più presto la riforma del Senato divenga legge e che entro il 15 ottobre sia approvata anche un’altra legge molto importante, quella sulle unioni civili per poi passare all’esame e all’approvazione della legge di stabilità che si prevede molto importante per la credibilità dell’esecutivo dell’ex sindaco di Firenze.

Matteo Renzi ha annunciato che la legge di stabilità sarà una manovra di oltre 25 miliardi che ha come  impegno principale rimettere in moto l’economia italiana con il taglio delle tasse come Imu e Tasi per i proprietari di un’unica abitazione e le tanto attese modifiche alla riforma pensionistica attualmente in vigore.

Il premier Renzi ha anche detto che con la legge di stabilità 2016 si cercherà: “di utilizzare al meglio gli spazi che derivano sia dalla revisione della spesa che dalla maggiore crescita e dalla flessibilità”.

Intanto le acque agitate non sono solo nel Pd ma anche nel Nuovo Centrodestra dove 10 senatori sono in rottura con i vertici del partito e sono orientati a ritornare in Forza Italia o aderire alla Lega di Salvini.