I due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di aver ucciso due pescatore in India, Valentine Jelastine e Akeesh Pink il 15 febbraio 2012 forse sono innocenti come loro professano da sempre.
In questi ultimi giorni è emerso un elemento che li potrebbe davvero scagionare, una volta per tutte.
A seguito della autopsia eseguita sui corpi dei due pescatori la perizia redatta, all’allegato 4 riporta che i proiettili che hanno ucciso i due pescatori non erano compatibili con le armi in dotazione dei marò.
Ora questa perizia si trova ad Amburgo.
E, come se non bastasse, ci sono le testimonianze di chi era presente al momento della morte dei due pescatori che paiono così tanto uguali da sembrare non solo inventate ma addirittura scritte da una stessa mano.
I testimoni, il comandante del peschereccio, Freddy Bosco di 34 anni e il marinaio Kenserian di 47 hanno dichiarato che la loro barca “finì sotto il fuoco non provocato e improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi”.
Dicevamo della perizia che è stata redatta dopo l’autopsia, ebbene, l’anatomopatologo K. S. Sasika riporta che il proiettile che si trovava nel cervello di Jalestine è più grande di quello della pistola dei due marò.
Infatti, quello estratto dal cervello della vittima aveva un’ogiva di 31 millimetri, una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella zona più larga, mentre i proiettili dei marò sono dei calibro 5 e 56 Nato di 23 centimetri.
Dunque, è da escludere che il proiettile sia partito dall’arma di Massimiliano Latorre o da quella di Salvatore Girone.
Vedremo ora, dopo che sono emerse queste verità quale sarà la sorte dei due marò che da quasi quattro anni stanno vivendo questo incubo.